martedì 10 aprile 2012

Breve guida al cinema ambientalista

Film con il bollino verde.

Film che realizzano il sogno Pasoliniano della televisione vista come università popolare.
Armi di convinzione di massa grazie alle quali cercare di vincere una sfida difficile: aumentare la consapevolezza ambientale.
Nell’ambito delle produzioni indipendenti ricordiamo i film “Una montagna di balle”, “Biutiful cauntry”, “L’altra Cernobyl”, che costituiscono un richiamo forte ed appassionato ai problemi che affliggono la Campania.
Sul web, dopo la chiusura di megaupload, rimane youtube il canale di riferimento per chi cerca di documentarsi con materiale distribuito gratuitamente secondo le regole del copyleft.
Sono disponibili canali tematici, film tra i quali “Home” di Luc Besson, e documentari di ogni tipo: da quelli che narrano la storia dell’ambientalismo mondiale a partire dagli anni ’70 fino a quelli che insegnano le raffinate tecniche della riparazione della bicicletta.
Il grande schermo è la frontiera dell’ambientalismo che finora ha saputo coniugarsi meglio con l’orizzonte imprenditoriale.
L’allegoria della “green revolution” rappresentata in Avatar è passata alla storia come la pellicola che ha incassato più ai botteghini.
In prima serata, in TV, vengono proposte gli scenari futuri più catastrofici, incubi tanto terribili da sembrare irreali, come in “The day after Tomorrow”. L’epoca della comunicazione vive così l’ennesimo paradosso: meglio tenere i bambini lontani dallo schermo, che informarli sulle emergenze planetarie.
A cavallo tra comunicazione e scienza i “topi da biblioteca” stanno diventando sempre più abili a muovere le coscienze.
Imperdibile l’intervista all’astrofisico Stephen Hawking, che ci ammonisce in merito alla possibilità di rendere in pochi decine di anni la nostra atmosfera simile a quella di Venere, con temperature che toccano i 400° Celsius.

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