domenica 22 aprile 2012

Ortoterapia

Osservare la natura è un antidoto al dolore. I giardinieri degli ospedali possono migliorare la qualità delle degenze. Gli studi effettuati nell’ospedale dell’Università di Uppsala (Svezia) suggeriscono che la Garden Therapy avrebbe importanti benefici sulla salute dei pazienti e sull’esito del decorso postoperatorio. Nell’ospedale dell’Università di Uppsala gli sforzi sono tesi a migliorare le condizioni dei ricoverati mediante il semplice contatto con la natura. Parte integrante dei ricoveri sono stati gli esperimenti che hanno valutato l’effetto terapeutico dei quadri che rappresentavano scenari bucolici. Per valutare questa affascinante ipotesi centosessanta pazienti in terapia intensiva sono stati divisi in tre gruppi. Al primo sono stati proposti stimoli visivi che rappresentavano alberi, fiumi e foreste. Al secondo gruppo sono state mostrate opere d’arte astratta. Al terzo, che fungeva da controllo, sono stati presentati pannelli bianchi. I risultati dimostrerebbero che i pazienti che potevano danzare con gli occhi tra foglie e ruscelli risultavano significativamente meno ansiosi durante il periodo postoperatorio rispetto a quelli degli altri due gruppi. Inoltre i pazienti che avevano potuto passare del tempo ad osservare alberi ed acqua percepivano meno il dolore, come evidenziato dal fatto che passavano più rapidamente degli altri gruppi da forti narcotici come la morfina ad antidolorifici di potenza media. L’arte astratta invece risulta mediamente ansiogena. Un altro studio ha confrontato le cartelle cliniche di due gruppi di pazienti operati alla cistifellea. Un gruppo aveva una finestra dalla quale si potevano osservare alberi, l’altro si affacciava su un muro di mattoni. Nelle stesse condizioni di età, peso e tabagismo, quelli che potevano giovarsi di una finestra che dava sugli alberi avevano degenze più brevi e soffrivano di minori complicazioni post-operatorie (mal di testa o nausea). L’ambito clinico nel quale l’orto terapia si attesta tra le più efficaci misure d’intervento è quello della cura di sindromi ossessive. Messo in contatto con gli stimoli della natura, il paziente in cura presso un istituto di igiene mentale recupererà rapidamente la capacità di relazionarsi con altri esseri viventi. Seguire l’alternarsi dell’alba e del tramonto regolarizza il suo ritmo sonno/veglia. Seminare, innaffiare e raccogliere impegnano il cervello, fanno sentire il peso delle responsabilità, e fanno del malato un individuo in grado di recuperare funzionalità e ruolo sociale. I suoni degli uccelli, il profumo ed il gusto dei frutti risvegliano le potenzialità sopite degli individui depressi e si mostrano come valide alternative alla sensazione di vuoto che attanaglia in una morsa i pensieri che girano vorticosamente nelle spirali negative.

Un giardino pensile al Vomero

L’antidoto alla depressione postprandiale è abbondante cibo gratuito di qualità. Venti giardinieri dilettanti stanno trasformando il terrazzo della sede del WWF in un angolo di biodiversità. Hanno piantato otto specie diverse, tra ortaggi e piante aromatiche, in un unico vaso di appena tre metri quadri. Non è tutto. Il cassone, termine tecnico usato per indicare il grosso contenitore rettangolare, è stato riempito a strati alternando rifiuti umidi ed humus. Tra sei mesi gli avanzi di cucina saranno concime e renderanno il cassone ancora più fertile. Mentre aspettano potranno portare in tavola la linfa vitale della materia organica in piena trasformazione, sotto forma di colori e fragranze ottenute rispettando i canoni dell’agricoltura biologica. L’iniziativa si inserisce tra le attività previste in occasione del corso: “L’orto sul balcone” che mira a moltiplicare gli spazi di verde urbano coltivati con erbe edibili da dedicare alla transizione verso un futuro senza petrolio. L’auspicio è che la bellezza dei giardini sui balconi si propaghi come una moda, contagi la massa ingrigita di smog e trasformi le prospettive urbane in giungle di pomodoro e basilico. Il metodo da seguire è il recuperare le conoscenze alla base della cultura contadina per adattarle ad un contesto complesso nel quale milioni di persone condividono gli stessi spazi. Meglio esporre i vasi per il peperoncino a sud, irrigare quando il sole è lontano dallo zenit ed utilizzare menta e rosmarino per tenere lontani gli insetti, ad esempio. Per ottimizzare la fase della semina conviene far crescere i giovani germogli al sicuro in un luogo riparato dalle bizze del clima. Si procederà al trapianto quando fa capolino la quarta foglia.

martedì 10 aprile 2012

Breve guida al cinema ambientalista

Film con il bollino verde.

Film che realizzano il sogno Pasoliniano della televisione vista come università popolare.
Armi di convinzione di massa grazie alle quali cercare di vincere una sfida difficile: aumentare la consapevolezza ambientale.
Nell’ambito delle produzioni indipendenti ricordiamo i film “Una montagna di balle”, “Biutiful cauntry”, “L’altra Cernobyl”, che costituiscono un richiamo forte ed appassionato ai problemi che affliggono la Campania.
Sul web, dopo la chiusura di megaupload, rimane youtube il canale di riferimento per chi cerca di documentarsi con materiale distribuito gratuitamente secondo le regole del copyleft.
Sono disponibili canali tematici, film tra i quali “Home” di Luc Besson, e documentari di ogni tipo: da quelli che narrano la storia dell’ambientalismo mondiale a partire dagli anni ’70 fino a quelli che insegnano le raffinate tecniche della riparazione della bicicletta.
Il grande schermo è la frontiera dell’ambientalismo che finora ha saputo coniugarsi meglio con l’orizzonte imprenditoriale.
L’allegoria della “green revolution” rappresentata in Avatar è passata alla storia come la pellicola che ha incassato più ai botteghini.
In prima serata, in TV, vengono proposte gli scenari futuri più catastrofici, incubi tanto terribili da sembrare irreali, come in “The day after Tomorrow”. L’epoca della comunicazione vive così l’ennesimo paradosso: meglio tenere i bambini lontani dallo schermo, che informarli sulle emergenze planetarie.
A cavallo tra comunicazione e scienza i “topi da biblioteca” stanno diventando sempre più abili a muovere le coscienze.
Imperdibile l’intervista all’astrofisico Stephen Hawking, che ci ammonisce in merito alla possibilità di rendere in pochi decine di anni la nostra atmosfera simile a quella di Venere, con temperature che toccano i 400° Celsius.

lunedì 26 marzo 2012

Bio - Peeling

Un curioso esempio di mutualismo tra Uomo e Pesci


Garra Rufa è un piccolo pesce molto apprezzato dai frequentatori di centri benessere.
Un bagno nell’acqua calda in cui vive garantisce un morbido peeling cutaneo.
Come un esperto massaggiatore, si accanisce con maggiore foga al cospetto di un’epidermide grassa e spessa.
Il suo habitat naturale sono le coste mediterranee dalla Croazia alla Giordania, dove la temperatura è stabilmente superiore ai venticinque gradi.
Lo strato più esterno della pelle umana è una fonte di nutrimento di cui è particolarmente ghiotto.
Le squame prive di nucleo all’interfaccia con l’ambiente esterno sono coriacee e resistenti: un’ottima fonte di proteine nella sua dieta onnivora.
Vive in comunità molto numerose che, al pari dei pirana, si scaraventano su qualsiasi fonte di cibo.
Ma è molto meno pericoloso.
Si limita a succhiare delicatamente lo strato corneo, ricco di cheratina.
Superata la diffidenza ci renderemo conto che il suo morso non causa né prurito né dolore.
Il primo centro in Campania nel quale rilassarsi con la Fish Therapy, è lo “Universe” di Via Duomo, a Napoli.
Utilizzato da tempo nella cura di psoriasi ed eczemi, è particolarmente indicato per chi si sente costretto a camminare più di quanto fosse mai stato abituato a fare dalla istituzione della nuova ZTL.
Immergere i piedi nell’acquario a 28°dove viene allevato costa meno di un euro al minuto e garantisce un profondo senso di rilassamento ed una pelle morbida e levigata.
Il rischio che possa fungere da veicolo per malattie virali è irrilevante, in presenza di una corretta manutenzione degli aereatori, a patto di non mangiare i pesciolini subito dopo un trattamento.

Vegetazione nella Penombra

Opportunità e pericoli dell’illuminazione indiretta in agricoltura


A sette minuti luce da noi, da dieci miliardi di anni, i nuclei di idrogeno si fondono in Elio.
La volta verde svetta cercando di intercettarne l’energia radiante.
Le chiome degli alberi fanno da scudo al suolo.
La luce che filtra tra i rami raggiunge la litosfera e genera una spietata caccia ai fotoni.
Nella penombra i regni delle piante e dei funghi hanno imparato dai licheni a trasformare in biochimica l’eccitazione dei quanti grazie alle molecole di clorofilla.
È questo il segreto che genera l’arsenale chimico degli organismi alti a stento come le radici di un pino.
In termini antropoentrici proprietà officinali e gusti sono la sintesi del carattere sviluppato in miliardi di anni di lotta per la conquista della vita.
Peperoncini, fragole e fagioli hanno bisogno di almeno cinque ore di esposizione alla luce diretta per crescere vigorosamente.
Altre specie si trovano comodamente in nicchie ecologiche ricavate ottimizzando pacchetti quantici considerevolmente minori.
Il prezzemolo gradisce l’ombra, se irradiato si sente quasi abbagliato e secca con facilità.
Le sue foglie dal contorno triangolare e pennatosette cercano geotropicamente la frescura.
Negli orti allestiti in penombra cresce molto bene ma è fondamentale saperlo distinguere dalla temuta Cicuta “Aethusa Cynapium”, detta anche prezzemolo degli stupidi: una pianta mortale.
Addirittura cavalli e vacche possono essere abbattuti dai suoi alcaloidi.
Si riconosce solo perché ha il fusto cavo, i rami ricoperti di macchie rosso/violacee ed un nauseabondo, inconfondibile puzzo di urina di gatto.
Saperlo può salvarci la vita.
Anche il Filodendro risulta tossico, nonostante la sua angelica parvenza dalle foglie a forma di cuore.
Di tutt’altro genere, invece, le peculiarità dello spatifillo che depura l’aria da benzene e formaldeide ed è attivo anche per ridurre le concentrazioni di toluene e xilene.
Solo i gatti lo trovano indigesto e possono rimanere intossicati.
Tra le piante officinali che vivono meglio in penombra si annoverano menta e basilico, dalle proprietà balsamiche ed espettoranti, e l’erba cipollina, con le sue doti depurative.
La più nota delle cultivar sciafile è senz’altro l’insalata, alcune sue varietà presentano, oltre alla foglia larga caratteristica della famiglia, contenuti di ficobilisomi tali da rendere le foglie rosse.
Anche cavolfiori, valeriana e spinaci possono essere coltivate in un campo che sia all’ombra per buona parte della giornata.
Grazie al diametro largo delle foglie, la luce viene captata amplificando il segnale in ingresso verso la corrente xilematica.
È lo stesso fenomeno per cui verdure come i “friarielli” rappresentano una insostituibile fonte di antiossidanti che rendono le nostre cime di rapa un must della dieta mediterranea.

giovedì 23 febbraio 2012

Associazione sessantorto

Ogni cittadino è un monitor ambientale
Bianco azzurro ed un tocco di verde


L’associazione “sessantorto” nasce per diffondere l’educazione ambientale attraverso l’agricoltura urbana.
Napoli pullula di spazi verdi, basta gestirli correttamente.
Ogni piazza, ogni rotonda, possono ospitare un microcosmo agricolo.
La diffusione capillare di aiuole fertili e produttive avrà un forte impatto positivo sul benessere psicofisico dei cittadini.
I soci sognano di seminare e raccogliere in luoghi affollati le specie vegetali alle quali siamo più legati emotivamente, garantire cure ortoterapiche ai soggetti svataggiati per renderli parte delle fattorie didattiche.
Dopo una serata in pizzeria nessuno deturperebbe un’aiuola che ospita piante di pomodori , dopo una serata in un pub nessuno calpesterebbe una pianta di orzo.
Civiltà contadina e metropoli tentacolare hanno una radice in comune: l’estetica.
Gli orti urbani saranno un’occasione per moltiplicare gli spazi destinati al compostaggio, presenti, allo stato attuale, nella sola isola felice del parco dei Ventaglieri.
I maestri da cui trarre insegnamento sono i baronetti di Incredible Edible.
A 23 miglia da Manchester le aiuole commestibili hanno trasformato la città inglese di Todmorden (quindicimila abitanti), in un’oasi di autosufficienza alimentare.
Un progetto che sta funzionando perfettamente.
Nella contea del West Yorkshire ha avvicinato alla pratica della dieta a kilometro zero anche i più scettici.
A Napoli si comincia adesso, per iscriversi basta lasciare un feedback sul sito www.arpa-campania.blogspot.com
L’iscrizione al registro delle organizzazioni accreditate sarà a costo zero grazie ai sevizi offerti dal CSV, così come la richiesta della partita IVA , nel pieno rispetto dell’articolo 18 della costituzione.
Un salto di qualità, per gli appassionati di verde urbano, che consente di partecipare alle gare per l’affidamento dei fondi stanziati dai bandi istituzionali che promuovono l’urbanistica ecosostenibile.
La crisi economica impone un riscatto sociale.
C’è tutto da guadagnare nel proteggere le varietà rare dal rischio di estinzione, perché possano svelarsi in tutto il loro splendore (e gusto).
A Marzo saranno rigogliosi il pisum sativa “mezzafronna” o le varietà Giuglianesi praticamente introvabili.
Sono specie perfettamente adattate alle nostre temperature, non necessitano di particolari cure fino al momento della cottura e possono profumare i dintorni di uffici e scuole.
Ogni giorno Partenope fagocita tre miliardi di calorie, riempire la città di verde ad uso alimentare porterà enormi vantaggi.
Il sapore delle pietanze avrà valenza di bioindicatore, le gare culinarie tra quartieri premieranno i luoghi meno compromessi.
Per raccogliere gli ortaggi di stagione basterà spalancare una finestra.

Lotta alle zanzare

Le fastidiose punture possono essere evitate con la prevenzione.


Dal tramonto all’alba.
Le tenebre sono il regno degli spettri e delle zanzare.
Perdipiù la tropicalizzazione del clima ne sta ampliando l’areale di distribuzione.
Ogni sottovaso a cui non prestiamo la dovuta attenzione può incubare centinaia di esemplari.
La prevenzione basata sull’utilizzo di insetticidi offre buoni risultati ma è dannosissima per la matrice acqua.
La lotta biologica può eliminare quasi del tutto il problema abbattendo l’80% dei parassiti.
Il Bacillus Thuringensis var. Israelensis è un batterio messo a punto in terra santa che blocca le funzioni gastriche delle larve, agisce in modo mirato e non ha impatto ambientale.
Alcune ARPA in Italia hanno iniziato a distribuirle gratuitamente.
Una volta svolta la sua funzione purificatrice viene smaltito tranquillamente dalla fauna delle acque astastiche.
Disseminato con cura offre risultati formidabili.
Nei corsi d’acqua dolce la Gambusia nuota alla ricerca delle larve fino al loro sterminio.
Presenta l’inconveniente di accelerare l’eutrofizzazione a causa dell’abitudine del pesce di dedicarsi al cannibalismo una volta terminate le risorse.
Dai fondali dei corsi d’acqua nei quali è introdotta questa specie devono essere dragati gli strati fangosi che risultano dalla loro decomposizione.
Gli alleati a cui riferirsi dopo la schiusa delle larve possono essere cercati in ogni phylum.
Le piante carnivore hanno bisogno di un substrato acido e povero di azoto.
I Geranei vanno innaffiato con parsimonia e temono il freddo.
Le libellule si librano per ore alla ricerca di un pasto a base di zanzare, possono essere anche allevate.
I ragni sono intelligentissimi animali alla cui compagnia è preferibile non rinunciare.
Gli anfibi possono addirittura bonificare interi stagni, quando sono presenti bisogna impedire lo sversamento di prodotti di sintesi chimica.
Gechi e lucertole si acquattano nei nascondigli per agguati micidiali.
Rondini e pipistrelli ci liberano ogni giorno di migliaia di scocciatori ronzanti.
Efficacissime soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale sono le zanzariere e la saturazione dell’aria con particelle di fumo, che si insinua nelle trachee di ogni “mosquito”.
Le zanzare rimangono immobili se ci si avvicina con estrema cautela ma per schiacciarle bisogna colpirle con riflessi felini.

mercoledì 8 febbraio 2012

Il Watsu

Ottimizzare le proprietà delle acque termali


Watsu è un termine che nasce dalla fusione dei termini water, acqua in inglese e Shatsu , il tipico massaggio orientale .
Si pratica nelle piscine d’acqua calda.
Per goderne appieno è necessario essere immersi ad una temperatura superiore ai 37°C così da ricordare all’organismo le sensazioni che prova un feto durante la gravidanza.
Come disciplina olistica, nasce negli U.S.A. nel 1980 ad opera del suo fondatore, Harold Dull.
Arriva in Italia all’inizio degli anni novanta grazie al ginecologo Roberto Fraioli che la propone alle sue pazienti per prepararle al parto.
La Campania è la regione del Sud Italia nella quale questa pratica è più diffusa grazie alla ricchezza di acque termali di origine vulcanica che contraddistingue le nostre falde freatiche.
Nel 2008 lo stesso Harold Dull è stato ospite ad Ischia per incontrare i suoi allievi ed insegnare le frontiere delle nuove tecniche in materia di Water-Shatsu.
Già dall’inizio del massaggio è evidente il profondo legame che si instaura in vasca tra chi riceve e chi offre il massaggio.
La presa di contatto avviene molto lentamente, tramite una leggerissima pressione sui polsi che si trasforma nel giro di un minuto in un saldo abbraccio.
Il corpo viene adagiato poi in posizione supina, tutto completamente avvolto dall’acqua ad eccezione di naso e bocca.
Punto centrale è la sincronizzazione del respiro dei due attori coinvolti nella danza che sta per avere inizio.
Ci si arriva tramite dei movimenti verso l’alto prima e verso il basso poi che seguono il ritmo dei polmoni.
Comincia ora una serie di movimenti rotatori durante i quali il massaggiatore spinge il corpo dell’altro intorno al suo che rimane saldamente piazzato al centro della circonferenza immaginaria, tenendo braccia e gambe divaricate.
Quando il rilassamento inizia a diventare totale vengono proposti dei movimenti ondulatori.
I maestri di watsu sanno far coincidere ad un’espirazione del beneficiario del massaggio una traiettoria subacquea, l’emersione avviene giusto in tempo per prendere nuovamente aria.
Contemporaneamente avviene la pressione dei punti corrispondenti ai chakra identificati dalla medicina tradizionale cinese.
Anche allungamenti e contrazioni fanno parte delle metodiche impiegate per trasmettere il più possibile benessere e distensione.
La più spettacolare delle tecniche fino ad ora sperimentata consiste nella torsione subacquea che mira ad avvolgere l’intero organismo attorno all’articolazione della spalla.
Il watsu può dare beneficio a tutti coloro i quali soffrano di fastidi all’apparato osteoarticolare e muscolare, ma può essere impiegato anche nella preparazione atletica degli sportivi o nel trattamento dei pazienti disabili.

Cyber spazio ed agricoltura

La mailinglist che insegna a coltivare lasciando fare alla terra


Chi ha detto che l’agricoltura utilizza l’Hi-Tech solo per combattere chimicamente infestanti e parassiti?
Oggi migliaia di agricoltori trovano comodamente sui propri monitor le risposte alle più spinose incognite che si trovano ad affrontare.
Non fa eccezione il gruppo dell’agricoltura sinergica.
Questo metodo è basato sull’utilizzo esclusivo delle tecniche naturali per garantire fertilità al terreno e produttività.
Sul sito www.agricolturasinergica.it cliccate nella pagina denominata “Scambio” ed iscrivetevi alla newsletter che attualmente fa le veci di un attesissimo forum in via di costruzione.
Già migliaia di persone partecipano quotidianamente alle attività di questa comunità virtuale.
Puntando subito al nocciolo del problema le richieste di aiuto vengono inoltrate sui pc di un mare magnum di esperti che aspettano solo di poter diffondere le loro conoscenze.
Grazie alla saggezza degli anziani a portata di mouse tutti possono sapere quale è il momento migliore dell’anno per seminare una cultivar o sospendere l’utilizzo di un’area ipersfruttata ed avviarla al riposo.
La possibilità di farsi aiutare da un gruppo porta spesso ad avere a disposizione una pluralità di alternative, così che il problema finale è saper decidere tra i vari suggerimenti.
Può capitare di imbattersi in richieste di collaborazione stagionale o si può leggere di innovazioni ed idee in campo tecnico.
In questi giorni ha suscitato ilarità la fotografia di un mietierba imbragato e sospeso a due metri di altezza con l’ausilio di una gru per sfoltire una barriera frangivento in maniera rapida ed efficace.
La mailinglist rimane il sistema più rapido per organizzare la tempistica dei corsi di permacoltura.
Aggiornare un sito è un’operazione efficace, ma inviare la stessa informazione sulla posta elettronica garantisce un migliore indice di visibilità.
Le notizie viaggiano rapidamente anche oltre i confini italiani, spesso link utili e consigli giungono dagli ecovillaggi di Spagna e Norvegia.
A navigare sono in tanti, grossi produttori che si stanno convertendo al biologico, proprietari terrieri di piccola e media scala che si affidano alla qualità, cittadini che sperimentano sui loro balconi i prodigi di una buona pacciamatura in vaso.

Ceneri dei fucarazzi

Il calore del popolo rimane in famiglia


Il 17 Gennaio è il giorno che la tradizione dedica al rituale del fuoco.
Negli slarghi e nelle piazze il 17 Gennaio è il giorno delle pire.
Le carovane di ragazzi che trascinano quella che rimarrà legna ancora per poco si contano a centinaia. Ne viene ammassata abbastanza da garantire ore ed ore di fuoco ininterrotto.
Tra le fiamme vanno vecchi mobili, materiali di cantiere, gli immancabili alberi del Natale appena trascorso.
Dopo aver riscaldato i volti ed i cuori degli spettatori ammirati, le fiamme lasciano il posto ad un cumulo di cenere di almeno tre metri di diametro.
Dal 18 Gennaio in poi tutta Napoli e provincia quintali di cenere sono a disposizione di chiunque abbia voglia di impossessarsene, accumulate in grandi pseudo-rotatorie dall’dall’inconfondibile color grigio fumo.
Non è permesso distrarsi mentre ci si avvicina ad una miniera di carbonio, azoto, fosforo e chiodi.
L’uso di spessi guanti antitaglio è tassativo, le scarpe devono avere una suola molto resistente e devono muoversi lentamente tra i postumi del folklore. Guai a percorrere più di un passo ogni due secondi.
La cenere non è solo polvere.
Duecento grammi rendono fertile un metro quadrato di terreno. Possiamo mischiarlo al terriccio mentre lo rivoltiamo in inverno, spargerlo a pioggia su di un bancale, oppure creare un solco profondo un centimetro nel quale far germogliare i semi.
Se la grana della legna arsa dalla quale proviene ha una granulometria superiore al mezzo millimetro, abbiamo l’elemento più importante nella preparazione di un sapone che sgrassa, leviga ed ammorbidisce la pelle.
Anche a casa possiamo diminuire le spese imparando ad utilizzare correttamente un campione prelevato dopo lo spegnimento di quello che viene chiamato “Cippo” dal popolo.
L’igiene delle stoviglie lavate con acqua e cenere è garantita dalle stesse proprietà abrasive, attenzione a non usare la cenere sul teflon, però. La potenza sgrassante sulle superfici lisce (vetro, ceramica) è direttamente proporzionale alla velocità con la quale vedremo disperdersi sul fondo del lavandino l’antiaderente.
Spesso la legna pregiata dei pini delle foreste dei Camaldoli è stata sostituita da cumuli di truciolato smaltate o ricoperte di vernici sintetiche. Questa pratica è dannosa, illegale, e rende tossica la cenere di risulta.

lunedì 9 gennaio 2012

Riutilizzare i fondi di caffè

Una sveglia verde tout court


Il soffice disco nerastro che rimane umido e bollente dopo il rapido passaggio dell’acqua in pressione è innanzitutto un ottimo componente per il compost destinato alle piante acidofile.
Ma c’è di più.
Dopo esserci rallegrati con il suo aroma, abbiamo energia a sufficienza per sfruttare ancora molte proprietà del caffè torrefatto, invece di gettarlo subito.
Conoscere la seconda vita dei fondi di caffè è un punto cruciale per insegnare a dare valore a ciò che siamo abituati a considerare come semplice spazzatura.
Possiamo lasciarlo in frigorifero per ventiquattro ore, catturerà gli odori indesiderati.
Oppure possiamo utilizzarlo come crema per le mani approfittando del 15% di olii vegetali di cui è costituito.
Togliere i residui di detersivo da pentole e bicchieri risulta molto più comodo se ci aiutiamo con questa sorta di invisibile panno zigrinato, fatto da un velo d’acqua e la polvere di caffè.
I fondi non smetteranno di stupirci se, usando la fantasia, li strofineremo su un tessuto che desideriamo tingere di beige.
Ci aiuteranno a mascherare i difetti di un tavolo di legno graffiato. Basterà strofinare vigorosamente la posa fino a quando il colore dei chicchi non avrà restituito il giusto tono di marrone alla superficie che vorremmo fosse ancora nuova.
Nel mondo dell’estetica il caffè è un alleato formidabile.
Possiede caratteristiche paragonabili alle più ricercate (e costose) creme per lo scrab. La sua struttura è raffinata e morbidamente abrasiva. Si lascia strofinare sulla pelle restituendole morbidezza ed un aroma blandamente tropicale.
Anche il cuoio capelluto può essere massaggiato un attimo prima del risciacquo per garantire un effetto stimolante e tonico.
Per finire, la moka che ha fatto da tramite tra noi ed i nostri amici, può servire ad allontanare ospiti indesiderati, come le formiche dalle piante del balcone.
C’è una differenza che salta subito agli occhi dopo aver visitato una zona rurale, provenendo da una metropoli: la posa del caffè, in campagna, è conservata scrupolosamente.
Riempire il sacchetto della polvere nera è una parte del rituale, ne fa parte come l’abitudine di sorseggiare da una tazza bollente tra una chiacchiera e l’altra dopo aver soffiato via il denso fumo grigio.
Ora non resta che far arrivare il messaggio della utilità sociale di questa pratica anche alla maggioranza della popolazione, quella che vive in città.
Un’idea potrebbe essere quella di stampare sulle confezioni di alluminio riciclabile al 100% che contengono il caffè torrefatto, i consigli per il corretto smaltimento dei fondi.
Più informazioni, più valore al prodotto: marketing per una nuova generazione di consumatori interessati alla sostenibilità.