venerdì 23 settembre 2011

Le lucciole del lago d’Averno

Piccoli bagliori nel buio.

Gli antichi consideravano le sponde del lago d’Averno come l’ultimo contatto delle anime con il mondo prima della discesa agli inferi.
La suggestione che provavano duemila anni fa è tutt’oggi palpabile.
L’origine vulcanica della montagna circostante ed il lago scuro inseriscono i visitatori in uno scenario intimo ed esoterico ad un tempo.
Una cornice che lo ha reso una delle mete favorite degli innamorati che villeggiavano nei dintorni di Pozzuoli ed Arcofelice fino al dilagare dell’emergenza rifiuti.
Poi scarichi abusivi di sostanze tossiche e di origine fecale hanno depredato della magia i luoghi cantati nell’Iliade.
La cronaca ha raccontato per più di dieci anni di fioriture algali e di parametri che superavano pericolosamente i limiti di guardia. L’ultima volta due anni fa.
Fortunatamente l’azione combinata di forze dell’ordine, ARPAC ed associazioni impegnate nella difesa del territorio hanno posto un argine al problema degli sversamenti illegali, e la vita ha potuto riprendere il suo ciclo.
Finalmente nelle notti di maggio è stato nuovamente possibile osservare le lucciole!
Questi coleotteri, appartenenti alla famiglia delle lampyridae, sono dei validissimi bioindicatori.
Carnivori, subiscono la dose massiccia di veleni che si bioaccumulano lungo la catena alimentare, sono tra i primi organismi a scomparire negli habitat resi poco ospitali dagli inquinanti.
Durante la fine della primavera, la loro danza ha rallegrato tutto il settore terziario che si sviluppa intorno al turismo lacustre.
Sapevate che il famosissimo antro della Sibilla non era altro che un camminamento militare?
Avete mai assaggiato la zuppa di grano saraceno prodotta dai coltivatori di orti localmente?
Ogni visitatore è fornito di un cellulare con il quale può avvertire in tempo reale il vicino comando dei Carabinieri in caso di autocisterne sospette.
La passeggiata sul lungolago può essere sia rilassante che istruttiva.
Indossate scarpe che non temono il terriccio e pantaloni comodi, quando vorrete concedervi una pausa potrete accomodarvi sulle panchine di legno e sui muretti di pietra.
Lungo le rive sono state collocate varie sculture in occasione di una mostra che non sono state rimosse dopo la premiazione per abbellire lo scenario.
Il giro si completa in un’ora, durante la quale rimarrete incantati nell’osservare le intermittenti luci fredde delle lucciole che si corteggiano.
Maggiore è la distanza dalle abitazioni e dalle fonti di disturbo, più fitta è la concentrazione delle spirali luminose che si susseguono nel loro calmo incedere.
I maschi volano alla ricerca delle femmine che si nascondono tra i fili d’erba del prato.
Entrambi i sessi cercano di abbagliare il partner per attrarlo sessualmente.
Alla base del processo biochimico per la produzione di luce c’è l’ossidazione della luciferina in ossiluciferina, tramite l’enzima luciferasi.
I prodotti di scarto sono fosfato monoorganico ed ossigeno.
Dopo la fecondazione i maschi cadono stremati dall’abbraccio mortale e le femmine custodiscono le uova cercando di tenerle al riparo da rospi ed uccelli.
Non dimenticate di caricare la macchina fotografica, per immortalare il loro corteggiamento dovrete avere pazienza, usare il cavalletto e scegliere lunghi tempi di esposizione.
Sarà importante monitorare il permanere di un bioindicatore così importante nei prossimi anni, tutti gli appassionati sperano che i cento esemplari del 2011 possano moltiplicarsi e diventare almeno dieci volte più numerosi.

M’illumino di meno: Caterpillar ed il suo diktat, ridurre gli sprechi

L’iniziativa di radio due compie sette anni.
Caterpillar è una trasmissione radiofonica, in onda ogni pomeriggio su radio 2.
Ha all’attivo una iniziativa molto semplice, che va avanti con costanza da sette anni: “m’illumino di meno”.
L’idea rimane impressa grazie all’assonanza col la notissima “Mattina” di Ungaretti (M’illumino d’immenso) e ad oggi conta 5000 aderenti, dei quali 154 risiedono in Campania.
A partire dal febbraio successivo alla ratifica da parte dell’Italia del protocollo di Kyoto ai radioascoltatori viene chiesto di ridurre al minimo i consumi energetici per pochi minuti, una volta all’anno.
Un messaggio dal contenuto moderno, ecologico e minimale
A ridosso del 16 febbraio, è possibile fare acquisti in negozi illuminati da una luce fioca ed essenziale.
Ma anno dopo anno il numero di aderenti all’iniziativa cresce regolarmente.
In occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia una delegazione di sindaci ha deciso di prestare giuramento al decalogo di consigli per il risparmio energetico diffuso dagli autori del programma ed in molti palazzi istituzionali i colori della bandiera sono stati illuminati da luci accese grazie all’energia pulita.
Parallelamente si sono ripetute in tutta la penisola le iniziative dei privati: attenzione ai led accesi inutilmente, ottimizzazione dei carichi delle lavatrici, cene a lume di candela.
E’ancora presto per un bilancio sull’impatto che questa idea ha avuto su PIL e spesa energetica nazionale, ma il suo valore simbolico sta attirando l’interesse di molte nazioni attente al bilancio energetico interno.

L’orto sinergico

In chiave moderna l’agricoltura sinergica deve i natali alla agricoltrice spagnola Emilia Hazelip
A partire dagli anni ’60 del 900 i suoi studi hanno cercato di dimostrare l’inutilità e la dannosità delle pratiche agricole tradizionali e moderne.
La Hazelip partì dalla semplice osservazione che quando la natura è lasciata a se stessa è in grado di produrre frutti in abbondanza senza privare il suolo di quegli elementi che lo rendono fertile.
L’aratura invece sconvolgerebbe l’equilibrio biologico che si instaura tra piante e suolo consentendo l’ingresso all’ossigeno negli strati superiori del terreno e distruggendo i batteri responsabili della formazione di humus.
Le coltivazioni tradizionali inoltre creano una diminuzione progressiva della fertilità che rende necessario l’uso di concimi perché in presenza di una sola specie vengono setacciati gli elementi a lei utili fino all’esaurimento.
L’agricoltura proposta dalla Hazelip si propone di armonizzare la crescita delle piante in un contesto di grande biodiversità; ispirandosi a qualsiasi ecosistema deve essere in grado di rendere autonomo il ciclo di elementi chimici, facendo convivere specie con caratteristiche e funzioni diverse.
I suoi principi sono: non arare, non concimare, non usare pesticidi e diserbanti, creare biodiversità, pacciamare.
Per allestire un orto sinergico la terra viene smossa con una vanga a quattro denti.Scelte le aree da destinare alla semina, vengono lasciate tra di esse dei camminamenti utilizzati dall’agricoltore per muoversi e lavorare comodamente.
In questo modo la terra che viene seminata non sarà mai calpestata, ciò consente all’humus di arricchire la fertilità del suolo anno dopo anno.
La scelta delle geometrie che danno forma all’orto è affidata ad artisti in grado di rendere il colpo d’occhio che si ha guardando il campo attraente ed armonico. Un’operazione di design che migliora l’ambiente di lavoro per il contadino ed ottimizza le interazioni tra le piante.
Al momento della semina è fondamentale utilizzare le leguminose come scheletro portante dei bancali, per assicurarsi un costante apporto di azoto e poter arricchire l’orto con qualsiasi altra specie si desideri.
Le erbe spontanee che entrano in competizione con gli ortaggi vengono strappate a mano e col progredire della strutturazione dell’equilibrio tra le specie, negli anni, diventano un problema sempre meno pressante.
Il controllo dei parassiti avviene in modo rigorosamente biologico: insieme alle cultivar vengono piantati anche i fiori così da attirare gli insetti e garantire un ecosistema equilibrato dotato anche di predatori.
In ogni metro dell’orto sono coltivate almeno tre specie diverse come se le piante fossero protette da una barriera costituita da organismi con un DNA diverso in modo da impedire ad eventuali infezioni o parassiti di propagarsi liberamente.
Per l’innaffiatura viene utilizzato il metodo a goccia: un tubo perforato che segue i bancali per tutta la loro lunghezza e che consente contemporaneamente di risparmiare acqua e di evitare la eccessiva lisciviazione dei minerali.
L’ultima fase dell’allestimento consiste nel ricoprire il terreno di paglia, tale tecnica garantisce una fertilizzazione continua del suolo tramite una copertura organica permanente ed inoltre fa diminuire l’evaporazione, ottenendo un filtro termico in grado di trattenere al suolo il calore d’inverno e l’umidità in estate.
Una volta sviluppatosi, un orto sinergico assomiglia ad una stupenda siepe ricchissima di forme e colori, uno scorcio incontaminato in grado di offrire alimenti caratterizzati da un sapore indescrivibile ed una spiccata resistenza alle malattie.
Questo tipo di coltivazione è particolarmente adatto per rinverdire zone aride o bruciate e per combattere la desertificazione, un orto sinergico può svilupparsi anche nelle condizioni più difficili.
Nato per soddisfare l’autosufficienza delle piccole comunità, potrebbe trovare spazio in futuro come elemento centrale nelle strategie globali di transizione verso un pianeta libero dall’inquinamento da sostanze chimiche di origine agricola.

Lo SC€C

Nell’indimenticabile film “Miseria e Nobiltà” Totò interpreta la parte di Felice Sciosciammocca.
Una delle battute più celebri vede lui, squattrinato popolano travestito da nobile che dice: “seicentomila lire?ma chi le ha viste mai in contanti?, perché noi adoperiamo gli scec, e lui lo sa: ogni scec è così”.
Cinquanta anni dopo lo scec è una realtà. Si tratta di un buono locale, ovvero di pezzi di carta colorata simili a banconote ma prive di filigrana e di riconoscimenti ufficiali.
La premessa è quella di considerare che l’economia dovrebbe esistere solo per dare a ciascuno quello di cui ha bisogno.
L’idea è quella di creare una rete di venditori di beni e fornitori di servizi che praticano forti sconti a chi presenta queste pseudo-banconote al momento della transazione.
Nel circuito scec sono presenti rappresentanti di qualsiasi settore produttivo in grado di fornire garanzie in ambito etico ed ambientale relativamente al loro lavoro.
Attualmente ne fanno parte produttori di cibo biologico e detergenti naturali, gommisti che smaltiscono gli pneumatici seguendo le normative vigenti, massaggiatori, chiropratici, pasticcerie, librerie, barbieri e tantissime altre realtà produttive.
Chi usa lo scec condivide valori come il rispetto per l’ambiente e per l’osservanza delle normative in ambito di sicurezza sul lavoro.
L’interconnessione di queste realtà si traduce in una efficace operazione di marketing per chi vende ed in cospicui sconti per chi acquista.
Chi vuole può tenersi aggiornato sulle attività consociate e sulle iniziative dell’arcipelago scec grazie ad una mailing list che ad oggi raggiunge migliaia di iscritti.
Un’ importante conseguenza dello sviluppo della economia locale è la diminuzione dell’inquinamento dovuto ai trasporti: acquistando prodotti provenienti da aree geografiche vicine a chi acquista la merce viaggia il meno possibile, quindi per spostarla è necessario pochissimo carburante.
E’ l’economia a basso impatto ambientale,noto come commercio a kilometro zero, probabilmente una iniziativa necessaria per combattere la crisi ed il riscaldamento globale.
Tra gli utilizzatori abituali degli scec c’è chi ha avuto la costanza di annotare il risparmio accumulato in un anno e si è reso conto che la cifra messa da parte raggiunge i 1200 euro!
Forse vale la pena di fare un giro sul sito www.progettoscec.com
Il buono locale è un esempio concreto delle possibilità che offre l’assioma ”pensa globalmente agisci localmente”.
L’arcipelago scec è una struttura nazionale strutturata in entità locali indipendenti dal punto di vista economico ma unite da un solido sistema di valori
Chi utilizza lo scec da tempo ha potuto constatare personalmente che ogni commerciante che accetta moneta locale garantisce altissimi standard qualitativi a prezzi concorrenziali.
Esistono realtà in Campania che fanno parte del movimento di transizione per una crescita felice che non implichi necessariamente inquinamento: nelle fiere organizzate da queste strutture la maggioranza dei venditori presenti accetta gli scec.
Il numero di esercizi commerciali e di professionisti presso i quali è possibile spendere la moneta locale è in costante aumento, nonostante la crisi economica internazionale. Sintomo di una crescente sensibilità ambientale e della necessità di recuperare un rapporto di fiducia nei confronti delle persone che offrono beni o servizi.
Ognuno di noi quando deve spendere in un negozio o rivolgersi ad un professionista cerca nella sua rete di conoscenze pareri che possano incoraggiarlo o farlo desistere,
il filo invisibile che collega gli aderenti al circuito scec cerca di riprodurre questo classico schema mirando a generare la sinergia che solo una rete può garantire.
La locandina presente sulle vetrine che ci informa della possibilità di poter spendere scec in loco riassume una fondamentale conseguenza, cioè che molte altre persone che condividono i nostri ideali e le nostre scelte in materia ambientale spendono in quel posto, quindi ci si può fidare.

I Licheni in Fitoterapia: la Cetraria Islandica

Le proprietà curative della simbiosi alga-fungo.


La comunità scientifica internazionale conosce i licheni soprattutto come bioindicatori.
Esiste, però, un modo molto più antico di utilizzarli: mangiarli o applicarne i derivati della macerazione sulle parti del corpo infiammate o doloranti.
Come simbiosi tra fungo ed alga, costituiscono un regno a sé stante, caratterizzato da aromi densi, selvaggi.
Il più usato in fitoterapia è il Lichene Islandico. Il suo profumo rievoca i profumi delle foreste lapponi nelle quali si è originato.
Dalla macerazione del tallo si ottengono decotti e tinture che vengono assorbite rapidamente e sono molto richieste dai clienti delle erboristerie.
E’conosciuta la sua azione gastroprotettiva ed è particolarmente indicato per prevenire le infiammazioni di gola e polmoni: lichenina ed isolichenina sono metabolizzate in galattosio creando un film mucillaginoso che isola dagli attacchi dei patogeni alle mucose interne.
Inoltre l’evoluzione ha dotato il lichene di acido usnico potenziandone le proprietà antibatteriche.
Per attenuare il gusto amaro, si consiglia di farlo bollire per qualche minuto.
Le industrie che li trasformano hanno il massimo interesse a non veder sparire il loro habitat, ubiquitario in presenza di una eccelsa qualità dell’aria.

Le città di transizione

Il petrolio è la principale fonte energetica nella nostra società.
Tuttavia dopo più di un secolo di sfruttamento intensivo la sua estrazione richiede investimenti sempre maggiori.
Secondo gli analisti proprio in questi anni stiamo raggiungendo il peak oil: la data che segna la maggiore velocità di estrazione, che sarà seguita dal declino delle scorte di greggio.
In risposta a questa crisi globale nel sud dell’Inghilterra sono nate le Transition Town.
Nelle città di transizione si vive facendo finta che il petrolio sia già finito!
Si tratta di un movimento partito dal basso, sviluppatosi a rete ed estesosi fino ad avere influenze sui centri di potere politico locale.
L’obbiettivo è avere abbastanza peso da trasformare le idee della transizione verso un mondo senza petrolio in leggi statali ad ispirazione ecologista.
Un giro in auto a Totnes, capofila delle transition town, colpisce profondamente per vari motivi: per chilometri le strade sono affiancate da siepi alte più di due metri e larghe altrettanto che hanno lo scopo di imprigionare i gas di scarico; di tanto in tanto, in questo muro di foglie, si aprono degli squarci che lasciano intravedere intere vallate coltivate recuperando gli antichi saperi di contadini che facevano a meno degli ausili della chimica.
Non è raro che ad attraversare la strada siano volpi bianche, indicatori di eccellenza ambientale.
Nelle strade del centro campeggiano rigogliosi alberi da frutta, simbolo dell’abitudine a consumare a chilometro zero, politica, questa, alimentata grazie ad una miriade di orti cittadini.
L’illuminazione pubblica è accessoriata con laser che catturano il movimento. Si fa luce solo se è necessario.
L’interno delle abitazioni non è da meno. Compostaggio, riciclaggio, isolamento termico ed efficienza energetica sono parole d’ordine, mentre i rimedi della nonna come l’aceto diluito in acqua calda per pulire i pavimenti sono all’ordine del giorno.
Nei supermercati le buste di plastica sono bandite, essendo state sostituite già da tempo con borse di stoffa.
Inoltre i cittadini consociano le spese, utilizzano la stessa auto per i percorsi standardizzati come quello casa-lavoro ed investono i loro capitali in banche che garantiscono investimenti a lungo termine su riqualificazione ambientale ed eco tecnologie.
Ad oggi esiste una rete di cittadine in cui l’ecosostenibilità è diventata uno stile di vita.
Il loro messaggio è: fate come noi e fate presto, il petrolio è solo energia solare trasformata milioni di anni fa dalle piante, ma ai ritmi attuali finirà.
Una delle principali attività degli abitanti di una transition town è quella di diffondere informazioni organizzando convegni, dibattiti, proiezioni pubbliche. Dare un ruolo centrale all’educazione ambientale.
Far sapere a tutti che indossando vestiti più pesanti non c’è bisogno di utilizzare troppo il riscaldamento, che fare le scale a piedi fa bene alla salute di tutti, oltre che a quella del pianeta.
Solo informando sull’impatto che azioni apparentemente innocue hanno sull’ecosistema sarà possibile consentire la vita sulla Terra a nove miliardi di persone nel 2050 senza andare incontro a disastri ambientali.
Per vivere in armonia con la natura sarà necessario chiedere agli architetti di costruire secondo le direttive della bioarchitettura, studiare i movimenti del sole durante l’arco di tutto l’anno e capire a seconda del luogo quale è la migliore esposizione al sole possibile.
Sarà necessario far crescere una generazione di ingegneri in grado di rinnovare il parco auto dell’umanità e sostituirlo con vetture che viaggino a rinnovabili.
E’ questa la strada per il taglio delle emissioni; a Totnes si stanno organizzando.
Non vogliono diritti d’autore o riconoscimenti speciali, la strada verso la transizione è open source: tutti possono partecipare, ciascuno con le proprie competenze.
Da chi viaggia su un carro trainato da cavalli insieme a tutta la sua famiglia per andare a vendere mele biologiche nel paese vicino ci arriva un vero messaggio di speranza: Si può vivere a impatto zero, fate come noi.

La ragnatela: La transition Town italiana

La ragnatela è una fiera dedicata ai prodotti ecocompatibili.
Si svolge in scenari da fiaba come le pendici del Vesuvio o la foresta di Cuma, armonicamente immersi nella natura.
Dal 2008 ogni mese mette in contatto le realtà campane che sognano uno stile di vita alternativo a quello che sta portando alla catastrofe ambientale.
Aggirandosi tra gli stand si può entrare in contatto con prodotti che conoscono solo le sostanze chimiche provenienti dai cicli degli elementi. Le stesse che hanno consentito e perfezionato la loro evoluzione. Pesticidi, erbicidi, anticrittogamici, non sono indesiderati, sono banditi.
La ragnatela è cibo per patrizi a prezzi da plebei.
Ha lo scopo di dare bio-alternative concrete in qualsiasi ambito della nostra vita, dal cibo all’architettura passando per il tessile, creando un luogo in cui si possano contemporaneamente concretizzare soluzioni immaginifiche.
E’ possibile acquistare consapevolmente, parlare con chi coltiva direttamente ciò che mangeremo. Per partecipare alla ragnatela queste persone mettono a disposizione una scheda di autocertificazione in cui sono descritte le caratteristiche di ciascun prodotto esposto, le tecniche di coltivazione/realizzazione utilizzate, le caratteristiche del terreno, la provenienza dei semi e l'indicazione del prezzo sorgente .
Sono presenti prodotti in via di estinzione come antichi grani saraceni o prugne altrimenti introvabili, prodotti tipici, endemici, zonali.
L’offerta ha caratteristiche diverse da quella della grande distribuzione, potrete acquistare cibo di stagione ed a chilometro zero, il meglio se cerchiamo vitamine ed antiossidanti, risparmiando sul prezzo grazie alla filiera corta ed agli scec.
Per quanto riguarda le carni ed i salumi sarà palese al primo assaggio che si sta gustando qualcosa di pregiato, fuori dal comune, grazie alla libertà di movimento di cui hanno goduto gli animali cresciuti con sistemi di allevamento etici.
Qualsiasi varietà orticola è germogliata e cresciuta in orti sinergici, coltivazioni biologiche, difesa dall’attacco degli afidi dalle coccinelle, non dagli insetticidi.
Alla prova del palato così sono in grado di nutrire svelando l’essenza dei sapori.
E’ un evento a rifiuti zero: i partecipanti utilizzano solo stoviglie portate da casa o offerte dagli organizzatori, comunque lavabili.
Gli unici bicchieri che assomigliano a quelli di plastica sono in realtà formati da polimeri biodegradabili derivanti da amido di mais.
Sulla rete è possibile rintracciare tutte le informazioni che vi servono grazie ad un blog: http://ragnatela.noblogs.org/ , (con annessa mailing list) luogo ideale per lo scambio di idee e per il lancio di nuove proposte,( in pieno stile web 2.0)
Recarsi alla ragnatela può significare intrecciare relazioni umane perché hai dei posti liberi in auto e tramite internet ci si organizza perché qualcuno possa approfittarne. Un semplice uso delle moderne tecnologie che da solo sarebbe in grado di dimezzare le problematiche del traffico se diffuso su scala cittadina o regionale.
Lo scambio di semi e piantine è lo strumento che conserva la biodiversità ampliando l’habitat di specie rare.
Tra le attività che si svolgono durante i giorni del raduno, la realizzazione di orti sinergici ed i corsi di cucina.
In una atmosfera del genere l’arte attecchisce rapidamente in tutte le sue forme: il suono tradizionale dei mandolini si alterna a quello dei mixer che dispensano funk, ovunque sono esposti quadri e sculture, le proiezioni ed i seminari sono imperdibili.
Vengono prodotti opere teatrali e films dedicati alla attuale situazione ambientale.
Per evitare che in tempi rapidi l’acqua si inquini tutta si impara a rispettarla utilizzando detergenti naturali.
Il raduno è raggiunto da carovane di ciclisti che partono anche da decine di chilometri di distanza pur di esserci. E riequilibrano i sali minerali bevendo tisane di equiseto.
Siete tutti invitati. Inoltre, gli organizzatori della prossima ragnatela, offriranno gratuitamente ai lettori di Arpacampania Ambiente un piatto di pasta. Rigorosamente bio!

Le padelle con fondo in ceramica

Il teflon potrà essere commercializzato fino al 2015.
La più nota molecola con proprietà antiaderenti venne scoperta casualmente.
Inizialmente fu utilizzata per isolare gli interni delle bombe atomiche, poi per fabbricare pentole a prova di errore.
Gli epidemiologi hanno fornito dati che mettono in relazione il suo uso in cucina con la comparsa di malattie degenerative.
Ecco così ricomparire sugli scaffali di tutto il mondo le casseruole con fondo in ceramica.
Un’occasione importante per allargare il giro d’affari del made in Italy.
Dal XVII secolo i nostri artigiani fanno scuola in Europa, oggi il 40% delle porcellane vendute nel mercato globale è prodotta nella nostra penisola.
Il bianco opaco rievoca un’atmosfera rustica, fatta di armonia familiare e ritmi cadenzati.
La natura silicea della sua struttura molecolare trasforma il fuoco dolce in una cottura calma ed ariosa.
Necessita di cura ed attenzione da dedicare all’armonizzazione delle fragili vitamine ed antiossidanti che temono le alte temperature.
Spento il gas si può tranquillamente lasciar stufare o conservare per giorni.
Al momento del lavaggio è opportuno scegliere tessuti morbidi e detersivi poco aggressivi per evitare crepe e graffi alla superfice che entra in contatto con gli alimenti.

I Parametri ematici : indicatori ecologici.

A Capriolo Zoppo, capo indiano della tribù dei Duwamish negli Stati Uniti, è attribuita una celebre frase:”Non siamo proprietari della freschezza dell’acqua o dello scintillio dei fiumi, facciamo semplicemente parte della terra”.
Cinquecento anni dopo questa massima è stata verificata dagli ecologi, che studiano il nostro pianeta cercando la continuità che unisce viventi e terra e raccogliendo dati che ne rappresentino lo stato di salute ed il tipo di interazioni.
Gli indicatori di qualità ambientali sono strumenti di indubbia efficacia per l'analisi degli ecosistemi naturali.
Tra di essi molto usati dagli analisti (e pertanto diffusi ed utilizzati comunemente) sono quegli indici di qualità dell'acqua, dell'aria e del suolo, siano essi biologici o chimico-fisici, che si presentano come facilmente monitorabili e che sono altrettanto facilmente associabili alle disparate forme di inquinamento.
Ad essi possono tuttavia essere affiancati, se non a volte sostituiti, indicatori di origine biologica, ecologica o etologica che in certi casi riescono a descrivere il malessere dell'ambiente in forma più ampia e sistemica.
Uno di questi indicatori, capaci di fornire una descrizione molto accurata dell’ambiente in cui viviamo, è il sangue umano.
Ricordiamo a tale proposito che da qualche anno alcuni esponenti del parlamento europeo prima e italiano poi, si sono resi disponibili ad esami di laboratorio per verificare il tipo e la quantità di inquinanti rintracciabili nel loro sangue.
I risultati ottenuti sembrano preoccupanti, e la varietà di composti chimici presente nelle matrici ambientali si concentra in noi che essendo al vertice della catena alimentare subiamo in massa gli effetti dei fenomeni di bioaccumulo,
Tanto che secondo i più recenti modelli matematici che emergono dal convegno “Conquering cancer: a global effort”, che si è tenuto nella città di Atlanta (Georgia) il cancro diventerà la prima causa di morte al Mondo già nel 2010.
Per contrastare questa non felice previsione, il monitoraggio costante del nostro sangue è un’arma potentissima per combattere gli effetti dell’habitat poco accogliente in cui l’impatto antropico ci costringe.
Le analisi possono essere comodamente effettuate presso qualunque laboratorio , ma a dimostrazione dell’assioma “il bene di uno corrisponde poi al benessere collettivo”, basti tener presente che un check up completo e gratuito è a disposizione di chiunque si rechi nelle strutture in cui è possibile effettuare la donazione del sangue, presenti sia negli ospedali che per le strade cittadine.
Maggiore sarà il numero di persone che si sottoporranno ad accertamenti, maggiori saranno i dati a disposizione dei sanitari, il che realizza un miglioramento della qualità della vita.
E’ raro che un soggetto che sa di essere malato di HIV continui a diffondere il morbo, ma anche in assenza di patologie, un controllo fornisce utili indicazioni per massimizzare le potenzialità del nostro organismo, ad esempio suggerendo una dieta appropriata o un ridimensionamento dello stress.
Utilizzando con attenzione la raccolta dati ottenuta censendo i parametri ematici la nostra società sarebbe capace di migliorare qualità e durata della vita, corredo immunitario (e quindi resistenza alle malattie)e vigore psichico.
Tutte variabili che consentirebbero di avvicinarsi allo stato di completo benessere fisico, psichico e sociale auspicato dall’ Assemblea delle Nazioni nel 1948 nella quale fu stabilito uno standard internazionale per la definizione del termine salute.
Eppure spesso non si effettuano facilmente analisi ematiche perché bloccati dal timore del dolore, di un attimo durante il quale si avverte appena un lieve pizzico, mentre i donatori di sangue abituali vivono quell’istante con profondo rilassamento e provando un diffuso senso di benessere.
Ed è provato che dedicarsi ad attività piacevoli ed allegre, non oziose, il giorno che precede questo rituale di solidarietà migliora nettamente i dati che si ottengono dall’esame microscopico del nostro “fiume di vita interiore”.
L’abitudine di vivere la giornata da dedicare alla donazione del sangue come una festa induce un miglioramento misurabile dei valori di pressione, rafforza il sistema immunitario, e facilita il rilascio di endorfine e serotonina.
Una persona sana inoltre può investire il suo capitale invece che in farmaci, nell’acquisto dei beni che preferisce.
.Basti pensare che un soggetto sano può produrre ricchezza lavorando, ma anche svagandosi, molto più di uno con danni fisici.

Il Green Frame

Sovrastrutture ecologiche al servizio del progresso.


Pur sullo stesso parallelo, le differenze architettoniche tra Napoli e New York sono lampanti. Nella grande mela la necessità di ottimizzare gli spazi ha portato gli architetti alla progettazione dei grattacieli che la rendono inconfondibile. Napoli invece ha subito gli abusi descritti da Rosi nel film: ”Le mani sulla città”.
Con l’occhio al futuro Partenope necessita di interventi strutturali profondi, da perseguire solo tramite una lunga e drastica riedificazione basata sulla ecocompatibilità.
Ma è lecito chiedersi quale possa essere la fonte delle immense risorse necessarie per una conversione di tale portata.
Il Green Frame (letteralmente cornice verde) si propone come risposta a tale quesito.
Dal 16 al 19 settembre, installato nel cortile del Lanificio, ha ospitato pannelli solari, verde verticale, ombreggiamenti, opere d’arte.
Può circondare un orto di quartiere ed una compostiera condominiale o può migliorare l’efficienza energetica e l’impatto ambientale di un edificio.
Si ripaga automaticamente grazie all’energia fotonica che è in grado di captare.
E’il sogno di ogni amministratore di condominio.

Il G.A.S. Friarielli: Organizzarsi in rete per il diritto al cibo

Appassionati di alimenti bio sulle tracce di specie minacciate di estinzione.

Essere attenti a cosa si acquista è uno dei modi più immediati per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.
Quando molte famiglie condividono il valore del rispetto per la natura possono unire il loro potere di acquisto proponendosi agli agricoltori come un soggetto unitario, compatto ed affidabile ottenendo in cambio il rispetto di criteri lavorativi in sintonia con il credo comune.
Il Gruppo di Acquisto Solidale “Friarielli” è uno dei più attivi in Campania, il nome stesso dell’associazione è un endemismo lessicale che richiama il profondo radicamento sul territorio.
Anni di lavoro volontario da parte dei soci lo hanno reso un importante punto di riferimento per i cittadini alla ricerca di alimenti eco friendly.
Gli iscritti perlustrano la Campania alla ricerca di oasi ancora incontaminate e fidelizzano il produttore assicurandogli la continuità degli ordini.
A patto che la compromissione ambientale rimanga minima rispetto alle altre realtà presenti.
I principali beneficiari sono piccole realtà ecocompatibili cronicamente in deficit.
I frutti di questa faticosa ricerca sono nella eccellente qualità dei prodotti distribuiti con l’ausilio di sacche di tela.
Tutto è di stagione, a kilometro zero ed eccellente al palato.

Genuino Clandestino

Obiettivo sovranità alimentare.

Per la prima volta a Napoli il mega raduno delle bio alternative.

Il 17 aprile Piazza Mercato, a Napoli, ospiterà una grande manifestazione dedicata all’ agricoltura ecocompatibile: Genuino Clandestino.
Giunto alla sua terza edizione, riunirà moltissimi esponenti del primo settore che lavorano cercando alternative alla monocoltura.
Una carovana di agricoltori con asini al seguito partirà dal Vesuvio alle prime luci dell’alba e si dirigerà festosamente verso il centro della metropoli, trasformandola in un’oasi di biodiversità.
180 stands, con prodotti provenienti da ogni regione, rinnoveranno il tributo alla primavera che si ripete da millenni.
Un occasione unica per gli interessati alle varietà più rare del panorama agroalimentare italiano.
Molte le iniziative previste fino al tramonto.
Dai laboratori di caseificazione a quelli di manutenzione della bicicletta, ovvero di riassemblaggio di rifiuti per la creazione di oggetti d’arte.
Scambio di semi e piante ad impollinazione aperta, per proteggere le specie minacciate.
Spettacoli della tradizione come “guarrattelle” e teatro di strada risuoneranno in contemporanea alle urla dei venditori.
I videomakers immortaleranno la gioia dei partecipanti in un documentario.

L’ecovillaggio di Sessa Aurunca

Applicare l’ecologia facendo sistema.


Venti giovani bio-agricoltori hanno deciso di unire le forze.
Vengono da esperienze lavorative diverse: permacoltura, scuola di agricoltura sinergica di Emilia Hazelip, naturalismo.
Hanno voglia di dare riscatto ad una terra martoriata e di riappropriarsi dei colli casertani abbandonati da decenni.
Vivono a pochi passi da Sessa Aurunca. Per raggiungerli basta percorrere una stradina piuttosto pendente dove l’asfalto lascia il posto ad un fondo sterrato via via più ricco di vegetazione spontanea.
Fino a dieci anni fa in questa valle, la Masseria di Monte Ofelio, era visibile solo un rudere abbandonato. Ogni spazio, dal parcheggio all’orto è stato riconquistato riportando alla luce un terreno fittamente ricoperto di rovi.
Il fiume che scorre poco distante ed il bosco in cui è immerso il casolare mitigano il cado intenso, profumando l’aria.
L’obbiettivo che si sono posti nel momento in cui è iniziata la loro esperienza è quello di rendersi autosufficienti.
Possono contare sull’esperienza di un colono ultraottantenne che vive nella stessa valle per scegliere il periodo lunare più adatto alla semina e sulla connessione ad internet per diffondere le loro attività.
L’acqua piovana penetra la collina e sgorga da una sorgente, poi viene raccolta in una grande cisterna scavata nella terra. Passando attraverso le radici degli alberi ed i mattoni porosi viene fitodepurata e può essere utilizzata per irrigare i campi.
I lavori fervono in questo eco cantiere, ma essendo iniziati da poco mancano utili supporti come un sistema di irrigazione a goccia, per cui i ragazzi si alzano ogni mattina alle sei e danno acqua manualmente, usando solo grossi innaffiatoi.
A chi ha provveduto all’irrigazione spetta l’onore di chiudere la recinzione attraverso cui si accede all’orto, un’operazione da svolgere con la massima cura per evitare che gli animali della fattoria rovinino il raccolto.
Tra le varietà di cultivar presenti nell’ecovillaggio spiccano alcune specie antiche di pomodori progenitrici del piennolo, che non si adattano facilmente alla coltivazione intensiva.
Tra le prelibatezze che producono i ragazzi di Sessa Aurunca va senz’altro menzionata la caciotta ottenuta con il latte di capra che deve essere massaggiata durante la stagionatura per migliorarne il sapore.
Per raggiungere la vigna, ancora circondata dall’erba alta, viene adottata una precauzione molto utile in tutte le situazioni nelle quali si fronteggi una natura ancora selvaggia: ci si avventura in molti e percuotendo il terreno con i piedi, vengono messe in fuga le eventuali vipere in agguato.
Il cibo genuino è il biglietto da visita con il quale l’ecovillaggio si interfaccia con le città cercando di entrare in simbiosi con essa.
È dimostrato che l’alimentazione mediterranea, nell’arco di una vita, dona benefici enormi a chi la mette in pratica ma anche un solo pomeriggio dedicato alla cura delle piante o alla raccolta delle nocciole può fare molto per distendere i nervi e migliorare l’umore di un cittadino stressato.
I corsi di permacoltura in programma per settembre avranno quindi contemporaneamente una funzione curativa e terapeutica.
Sarà possibile dormire su letti realizzati in biomateriali o prenotare posti tenda.

Ecosia: Il motore di ricerca che finanzia il WWF

Navigare on line ad impatto zero.


I motori di ricerca guadagnano in base alle utenze che scelgono i link pubblicizzati.
Ogni query equivale al rilascio in atmosfera di 7 grammi di CO2, secondo un recente studio dei laboratori di Harvard (UK).
Il sito ecosia.org si propone come alternativa sostenibile a google.
Dopo la fase sperimentale di forestle.org, Christian Kroll, il suo giovane ideatore, ha trovato una solida partnership con bing e yahoo, che gli hanno messo a disposizione la potenza dei suoi server.
Attualmente la sua è l’unica realtà disponibile per i cybernauti alimentata ad energia rinnovabile e che soprattutto devolve l’80% dei ricavi al WWF.
I risultati non mancano.
I bilanci sono pubblicati on line, dal lancio del sito ad oggi, vale a dire considerando il solo 2010 sono già stati destinati 125.000 euro al parco nazionale di Tumucumaque, nel Brasile del nord.
Tutti possono partecipare alla salvaguardia della biodiversità in Amazzonia.
Impostare ecosia come motore di ricerca predefinito è un modo semplice ed immediato.

Ecoradio: La voce del pianeta

L’emittente radiofonica che diffonde l’ecologia.


Spostandosi tra i canali radiofonici può capitare di ascoltare discussioni sulla domotica o un’intervista al presidente del WWF Italia.
Probabilmente siete capitati su ecoradio, Fm 92,1 nelle province di Napoli e Caserta.
24 ore al giorno di programmazione dedicata ad avvicinare il grande pubblico ai principi dell’ambientalismo.
Una equipe di giornalisti giovane e dinamica si alterna ai microfoni e concede agli ascoltatori molti interessanti approfondimenti sulle tematiche ambientali.
Si spazia da consigli per il risparmio, alla proposta di offerte di lavoro del tipo “Green Job”, alle discussioni sull’opportunità di equipaggiare anche le navi moderne di vele come ausilio alla navigazione.
Attiva dal 2004 questa emittente ha conquistato molti radioascoltatori con la musica e li ha fidelizzati puntando sulla centralità delle news che ci si aspetterebbe da un redattore di articoli scientifici.
Sulla home del sito è a disposizione un numero verde per proporre una riflessione in diretta o denunciare un ecomostro.

Ecolandia

Principi, metodologia e didattica dell’educazione ambientale.


E’ giunto alla quinta edizione il corso Ecolandia rivolto ai docenti delle scuole medie inferiori e superiori.
Il corso è articolato in tre fasi.
Durante la prima, all’interno dell’aula Silvia Ruotolo (vittima innocente della camorra) gli insegnanti hanno seguito sette lezioni, ventuno ore di full immersion in pedagogia, sociologia e tecniche di insegnamento delle tematiche ambientali.
Al centro delle lezioni c’è la ricerca di una base comune di nozioni per cercare di unificare le proposte didattiche: la centralità degli effetti dei comportamenti umani sulle alterazioni dell’ecosistema, la dimensione etica, politica e cognitiva dell’educazione ambientale.
Le metodologie attive di insegnamento sono utilizzate durante la formazione dei docenti in maniera tale da far loro apprendere gli schemi da riportare nelle singole aule.
L’insegnante è visto come figura professionale in grado di generare una discussione, moderare gli interventi e fornire argomenti e dati tecnici in caso di stallo della conversazione.
Un ruolo certamente più complesso rispetto a quello che deve avere un conferenziere, ma di sicuro più adatto alla enorme rete interconnessa che è la nostra attuale società.
La capacità di far interessare gli alunni significa che essi di ritorno a casa continueranno ad esporre le questioni ambientali a parenti ed amici. La catena di discussioni che potrebbe generarsi può avere effetti a valanga sulla qualità della vita cittadina, moltiplicando i momenti di benessere.
La seconda fase del corso vede l’individuazione dei percorsi formativi da proporre agli alunni.
La discussione sull’ inquinamento, grazie alle basi fornite da più di un secolo di ricerche di pedagogia diventa lo spunto per sperimentare le tecniche della tempesta di idee, dell’apprendimento cooperativo e della scrittura collettiva.
Basandosi sull’assunto derivante dagli studi dello psicologo e pedagogista svizzero Jean Piaget, l’apprendimento è assimilato alla capacità di inventare.
Nella terza fase le classi alle quali si rivolgeranno i docenti formati in questo corso si sfideranno entro aprile in gare di creatività. Sono previsti premi per gli studenti più preparati e per quelli che produrranno il materiale informativo e divulgativo di maggior qualità.

Detergenti naturali: Come pulire la casa rispettando il mare

Noti marchi di prodotti per l’igiene affidano il merchandising a schiere di rappresentanti.
Gli addetti alle relazioni con il pubblico hanno il compito di organizzare riunioni con decine di casalinghe e convincerle della inequivocabile efficacia dei loro articoli.
Clienti a iosa e fatturati in crescita per decenni, al passo con il boom del wellness.
Fino alla crisi economica.
Il calo delle vendite e la diffusione delle notizie sui danni causati dai componenti tossici ed irritanti dei detersivi hanno generato forme di eco-pubblicità uguali solo nella forma.
Nelle affollate assemblee di casalinghe si parla di detergenti naturali.
A Napoli è Secondigliano il banco di prova per le forbite illustrazioni dei venditori della nuova generazione.
I lavapavimenti in vendita odorano di natura, più che di laboratorio.
Sono delicati al tatto, la pelle non è attaccata ferocemente ma rimane morbida e vellutata.
Gli occhi non si arrossano e non lacrimano a causa delle reazioni secondarie dovute alla sintesi chimica.
Si possono acquistare on-line, nei mercati specializzati in prodotti naturali e nei migliori punti vendita.

La Cicloofficina Massimo Troisi

Vento in faccia e mobilità a misura d’uomo


Il mondo ricorda Massimo Troisi come il postino che trascina stancamente, sorridendo, una bicicletta sulle strade assolate della procida di Neruda.
I ragazzi della cicloofficina popolare di Calata Trinità Maggiore hanno deciso di chiamare con il suo nome lo spazio nel quale si attivano per migliorare la fluidità del traffico di Napoli.
Appuntamento fisso ogni martedì pomeriggio, dalle 18.00 fino a quando non è finito tutto il lavoro, fino a quando l’ultimo bullone non è stato messo a posto.
Il cuore della logistica è una grande valigia di metallo stracarica di attrezzi per la manutenzione, il montaggio e l’implementazione delle due ruote a pedali.
Raggiungerla non è facile, negli anni l’iniziativa ha attratto una folla di adolescenti dei quartieri popolari circostanti, che formano una corona attorno all’area centrale dove operano i più esperti.
L’andirivieni frenetico di ciclisti, le innumerevoli domande e le lezioni gratuite in materia di biciclette, sottolineano l’utilità sociale della iniziativa.
Camminando per i dintorni di Piazza del Gesù capirete subito se nell’officina è al lavoro la squadra dei meccanici: decine di biciclette appena rimesse a nuovo sciamano dal marcipiedi e fanno il giro di prova invadendo l’isola pedonale. Alla guida persone di tutte le età, in corsa per provare la catena appena montata o prudentemente lanciati in discesa per testare i freni appena registrati.
Chi guida la bicicletta in un grande centro urbano capisce l’importanza della costanza degli incontri che si susseguono ininterrotti da quasi dieci anni.
C’è sempre qualcosa da fare: gonfiare i pneumatici alla giusta pressione, avvitare i bulloni dei freni, sostituire i pedali danneggiati dal fondo stradale disconnesso e dai sanpietrini…
I consigli che dispensano a chi vuole muoversi in città sono soprattutto in materia di sicurezza e comodità: è preferibile utilizzare il modello mountain bike, dotato di ammortizzatori efficaci, non alzare troppo il sellino per essere pronti ad appoggiare i piedi a terra dopo le frenate, ed evitare modelli troppo costosi che attirerebbero ladri e rapinatori.
Grazie a loro non è necessario acquistare una bicicletta per averla. Basta chiederne una in prestito e sarà vostra. In sintonia con lo scopo di educazione alla sostenibilità ed all’amore verso il prossimo che questo gruppo di ciclisti urbani si propone.
Gente allegra, che si auto sostiene economicamente e moralmente, accanto alla cassetta degli attrezzi è disponibile una busta di caramelle per chi dovesse arrivare agli appuntamenti con l’umore nero.
Si augurano che venga varato un piano strategico per la viabilità che instauri piste ciclabili che allaccino tutto il tessuto urbano e sorridono alla neonata possibilità di viaggiare sulla metropolitana bici al seguito.
Anche se, considerandola come un prolungamento delle loro gambe vorrebbero pagare un solo biglietto per farlo.
Scendendo un piano sotto il livello della strada, si entra in un deposito nel quale vengono accatastate biciclette regalate, dismesse, fuori moda. Fungono da miniera di pezzi di ricambio, vengono smantellate ed i loro componenti rendono funzionanti i sogni a due ruote dei piccoli aspiranti corridori.
Durante il montaggio viene dato largo spazio alla creatività: state con loro qualche giorno e vi sembrerà normale essere circondati da biciclette che si piegano e diventano trasportabili, tandem a tre posti, risciò sonori che trasmettono samba remixata. Per finire, biciclette a due piani per poter pedalare da due metri e mezzo d’altezza sfruttando le meccaniche tipiche dei velocipedi di inizio secolo.

Il rispetto dell’ambiente tra le Good Clinical Practices

OBIETTIVO: L’ABBATTIMENTO DEI GAS SERRA.


Chirurgia a basso impatto ambientale.
Da tre mesi il Dott. Enrico Sorrentino è impegnato in una paziente attività di monitoraggio dei gas serra impiegati in sala operatoria.
Salernitano, anestesista e rianimatore, lavora all’ospedale di Worthing (UK).
Un’attività al confine tra ricerca ambientale e professionalità clinica.
Gas come Isoflurano e Sevoflurano sono usati durante ogni anestesia, il loro meccanismo d’azione è ancora un’incognita.
Sono note le reazioni che generano in alcuni tessuti, ma nessuno sa ancora, esattamente, come funzionano.
È certo, invece, che il fluoro, elemento chimico cruciale nell’innescare il sonno artificialmente, danneggia l’atmosfera.
A livello internazionale la sostituzione dei famigerati CFC con gas organici come l’R134A, è vista come una vittoria, la ricerca inglese fa luce su un aspetto non ancora portato all’attenzione dell’opinione pubblica.
Gli scienziati sono partiti dall’osservare che i pazienti rimangono addormentati per un periodo superiore a quello richiesto dall’intervento.
È stato così possibile diminuire impercettibilmente le quantità di anestetico durante le operazioni interessate dallo studio.
Un risparmio di pochi ml per ogni intervento, misurati con un contagocce.
In termini economici questo dato va letto come quattro pound per ogni intervento che i contribuenti britannici non dovranno versare al servizio sanitario.
Risultati apparentemente irrisori ma importantissimi.
I dati dell’equipe di Worthing potrebbero potenzialmente implementare a livello globale funzionalità ed economicità in medicina.
Ancora più interessanti i risvolti umani dello studio.
Spesso alla fine dell’intervento le sale operatorie rimangono occupate, e quindi inutilizzabili, solo per consentire agli ammalati di risvegliarsi.
Sincronizzare i tempi del chirurgo e dell’anestesista può ottimizzare il servizio offerto dalle strutture ospedaliere, a tutto vantaggio degli ammalati, quelli da codice rosso in primis.

Antincendio Boschivo nel parco regionale dei Monti Lattari

Tempi duri per i piromani.
Dal 17 luglio al all’8 settembre 190 volontari sono stati impegnati nell’antincendio boschivo nell’ambito del progetto”I giovani presidiano il parco presidio di biodiversità”.
Lo scopo di queste missioni di avvistamento è quello di proteggere il preziosissimo equilibrio ecologico delle sette zone del parco interessate: Agerola, Angri, Cava de’ Tirreni, Corbara, Furore, Scala e Positano.
Si tratta del secondo anno del progetto, quest’anno pochissimi i roghi naturali e dolosi capaci di annientare decine di ettari in poche ore. La metà, rispetto al 2008.
Il progetto è cofinanziato da Fondazione per il sud in collaborazione con 30 sponsor locali.
Le principali attività in cui vengono coinvolti i volontari sono volte a promuovere l’educazione ambientale nel territorio dei Monti Lattari, informare e sensibilizzare Comuni, Associazioni e turisti.
Inoltre chi partecipa svolge il ruolo di sportello informativo per le imprese ed organizza eventi per la promozione dello sviluppo sostenibile.

Il Mater-Bi® Polimeri italiani per l’ecocompatibilità globale

La plastica biodegradabile che trasforma l’usa e getta in “usa e composta”.


I polimeri sono responsabili del venticinque per cento dei rifiuti depositati quotidianamente nelle discariche. Attualmente il loro destino è quello di accumularsi, una volta raccolti, impedendo la vita ai terreni che li ospiteranno, per mille anni.
Assorbono la radiazione solare ed impediscono la fotosintesi, competendo di fatto con la clorofilla.
Consci della necessità di intervenire per la risoluzione di una evidente idiosincrasia enti governativi e privati hanno investito ingenti capitali nella ricerca di alternative razionali e sostenibili.
Finanziati e diretti verso una plastica biodegradabile, gli scienziati hanno saputo unire mais ed esteri fino ad ottenere il Mater-Bi®.
20.000 tonnellate di piatti e bicchieri ogni anno destinati a sciogliersi in monomeri con capacità fertilizzanti.
Un buon affare per la Novamont, che si rivolge attualmente ad un acquirente eco-responsabile per coprire i costi dell’innovazione.
La capacità di carico degli ecosistemi è alleggerita di un peso superfluo, in questo modo, tanto da rendere il processo produttivo e le leggi della termodinamica il problema più grave per l’ambiente.
Anche a livello industriale, però, il Mater-Bi® consente il risparmio di circa il venticinque per cento di petrolio ed il trenta per cento in meno di CO2 rispetto alle tradizionali fabbriche di stoviglie monouso.

Auchan

Bilancio di sostenibilità per la Grande Distribuzione Organizzata.

Il circolo virtuoso di sostenibilità economica e sostenibilità ambientale.

Il rispetto per l’ambiente è una condizione necessaria e sufficiente per l’instaurazione di un equilibrio tra la nostra specie ed il nostro pianeta, e consente di combattere la crisi economica.
La sensibilità ambientale deve coinvolgere i singoli cittadini anche quando fanno la spesa.
L’impegno di Auchan è emblematico delle strategie di comunicazione del terzo millennio.
La spesa negli ipermercati di questa catena è come un corso di educazione all’impatto zero.
I rifiuti organici prodotti sono tritati in loco e venduti come materiale concimante.
L’uso dei prodotti chimici è minimizzato.
L’acqua piovana è convogliata negli scarichi e negli impianti di irrigazione.
Vetro, carta e pile esauste vengono adeguatamente differenziati.
I dispenser per i detersivi alla spina riducono i volumi dei contenitori di plastica necessari.
Nei punti vendita si passeggia tra pannelli informativi contenenti consigli per l'acquisto e l'utilizzo, ecologicamente responsabile, dei prodotti in vendita.
Ad esempio si è invitati a sostituire le buste di plastica con quelle riutilizzabili a marchio WWF (risparmio per l’ecosistema italiano: 200.000 tonnellate di plastica all’anno).

Attaccate‘o tram

Avvicinare i giovani al trasporto pubblico può essere divertente.


Per i giovani di Napoli passeggiare sotto le volte della galleria Principe Umberto può rivelarsi molto utile.
Da un mese è attivo lo sportello informativo del Piano Locale Giovani di Napoli.
Tutti gli under 30 alla ricerca di News e opportunità dovrebbero visitarlo.
La nuova sede avrà il compito di diffondere saperi, il collante sociale della città globale.
Le notizie spaziano dai contributi per la casa alle proposte di lavoro, passando per le offerte del panorama artistico e l’ambiente.
In parallelo sta per aprire la piattaforma web di www.informagiovaninapoli.it, che arricchirà di contenuti ed idee il portale www.giovanianapoli.it.
La campagna pubblicitaria che accompagna il progetto ha saputo essere efficace, facendosi ricordare perché capace di stimolare l’uso dei mezzi pubblici strappando un sorriso.
Sulle maniglie dei portoni degli edifici storici del centro ed alle fermate degli autobus sono stati appesi cartoncini simili ai classici “non disturbare” degli alberghi, sui quali era stampata la frase: Attaccate’o tram, ma anche all’autobus, al treno, alla metropolitana… sei giovane!Usa i mezzi pubblici ed inquina di meno.

Arance di Rosarno nel cortile di Santa Chiara

Una tonnellata di “Belladonna” calabrese nel cortile gotico

Una mattina di festa per sostenere i diritti degli immigrati.

La nicchia degli amanti del cibo biologico sta ampliando la schiera dei proseliti.
Più capitale investito nella filiera corta consente di allargare gli orizzonti di questa fetta di mercato che non conosce flessioni, nonostante la crisi economica.
In quest’ottica è possibile finanziare progetti che puntino alla qualità sociale del lavoro, oltre che all’eccellenza organolettica dei prodotti.
Sabato 9 Aprile, nel cortile di Santa Chiara, ospite d’eccezione del distretto dell’economia solidale, la cooperativa Equosud, una realtà calabrese che ha all’attivo la coltivazione di arance biologiche. Dà impiego a manodopera immigrata regolarizzata e valorizza il territorio praticando tecniche di coltivazione sostenibile.
Il tour virtuale nell’aranceto di Rosarno, presente su Youtube, mostra le ultime fasi della maturazione: in assenza di trattamenti le arance vengono attaccate dai parassiti, agitando i rami, cadono. Le più resistenti restano attaccate ai rami e possono essere raccolte.
Per ammortizzare le spese di viaggio la cooperativa è stata supportata da una staffetta di ordini giunti via email che ha consentito agli interessati di poter scegliere la “Belladonna”, una succulenta e dolcissima varietà tardiva, in alternativa alle ormai classiche specie spagnole e tunisine presenti nei nostri mercati.
Ai lavoratori impiegati sono andati 50 cent per ogni Kg venduto, contro i pochi cent solitamente guadagnati.

Largo ai privati: Nel segno del verde pubblico

I privati cureranno l’estetica di piccoli spazi verdi in cambio di affissioni pubblicitarie.
Luigi De Magistris e la sua giunta si presentano con una proposta tesa a migliorare la sensibilità ambientale.
A Napoli attività commerciali e servizi sono classificabili soprattutto come piccole e medie imprese.
Ѐ facile immaginare che faranno a gara per assicurarsi gli spazi concessi dal comune.
Preferiranno specie adatte al clima temperato in grado di attirare l’attenzione senza la necessità di continui trattamenti.
Con ogni probabilità passeggiare significherà alternarsi tra aromi di malvarosa e rigogliose riproduzioni della macchia mediterranea.
Turismo, qualità dell’aria, indotto per il settore floro-vivaistico, diminuzione dello stress e del rumore.
A beneficiare di questa brillante idea potrebbe essere tutta la cittadinanza.
L’Arpac e si augura che per i neofiti del giardinaggio urbano non vengano trascurati siti internet all’avanguardia e personale altamente specializzato e motivato.
Solo chi conosce e ama le piante ed i fiori da una vita può insegnare a prevenire gli innumerevoli pericoli legati alla loro coltivazione.

Avis Napoli, prove di ecocompatibilità

Bollettino ambientale positivo


Tutti producono gas serra, la tendenza alla diminuzione deve essere ispirata da necessità individuali o da interventi statali?
Di certo per rispettare il protocollo di Kyoto c’è bisogno di tutti.
L’A.V.I.S. l’Associazione dei Volontari Italiani del Sangue che opera nel centro di Napoli ha avviato da un anno un programma di riduzione scorie, per attenersi all’accordo europeo ratificato dall’Italia
Dieci donazioni di sangue solitamente costano all’ambiente 850 grammi di RSU. 17 Kilogrammi al mese.
Se non fossero state smaltite con criterio, quest’anno due quintali di risorse metalliche, plastiche e cellulosiche sarebbero state distrutte in un rogo, al pari dei rifiuti speciali ospedalieri.
Ma con un impegno lavorativo minimo da parte degli operatori vengono inviate all’industria del riciclaggio.
E’ possibile garantire la sterilità della colazione post-donazione ridando vita ai materiali utilizzati, ci vogliono pochi secondi al giorno, un minuto al massimo.
In ambito di riutilizzo, una parte degli imballi precedentemente contenenti snack è diventata una copertura per automobili.
L’igienizzazione dell’autoemoteca è stata coadiuvata da detergenti naturali come l’acido citrico. Nove volte meno inquinante dell’aceto, di pari potenza rispetto a disincrostanti standard.
Allo studio progetti per una raccolta dedicata a chi vuole portare da casa il proprio bicchiere da viaggio preferito, per fare colazione dopo aver donato il sangue con succo di frutta bio.

Acqua, il vero oro. Amarla è proteggerla

Laudato sii o mi Signore per sor Acqua, la quale è molto utile et umile et pretiosa et casta.
Così recita il cantico delle creature di san Francesco d'Assisi.
La molecola più semplice ed abbondante nel nostro organismo, si voglia considerarlo come singola persona, popolazione mondiale oppure intera biosfera, racchiude in se una profondissima spiritualità.
Lo sviluppo della nostra civiltà, rapidissimo ed a volte disorganizzato, sta viaggiando ad una velocità incomparabile rispetto a quelli che erano i ritmi evolutivi sul nostro pianeta quando l'homo sapiens sapiens non aveva fatto la sua comparsa.
Oggi non tutti sono pervasi da questo concetto fondamentale.
Nel rapporto col mondo sembra essersi bloccato qualche meccanismo di apprendimento.
Non tutti cercano di integrarsi con quella che scienziati e santi definiscono madre terra.
Da sempre l'apprendimento è basato su imitazione e scoperta.
In ogni vivente gli insegnamenti appresi derivano da esperienze remotissime che precedono la comparsa dell'animale che in una dato momento impara.
E questo processo può risalire alla formazione dell'ordine che fece scaturire la vita.
Quando nascisamo lo siamo quasi all'80%, ma perdere il contatto con la natura non consente a tutti di sentirsi acqua, per cui si assiste ad una assurda dicotomia.
Ci sono persone che cercano di incanalare i percorsi compiuti dall'acqua necessaria ad irrigare i campi in tubi impermeabili in modo da limitare l'evaporazione e gli sprechi e le stesse persone sognano fiumi nelle città come supporto alla mobilità.
Ma queste persone non sono le uniche.
Non riuscire ad insegnare ad ogni uomo che è esso stesso acqua, ha una conseguenza da evitare ad ogni costo: la miope sete di denaro che spinge alcuni a minacciare la purezza dell'acqua.
Nonostante possiamo tranquillamente definirla sorgente di vita, purificatrice per eccellenza ed oro blu, l'acqua può essere danneggiata da errori umani o addirittura volontariamente.
Fortunatamente esistono innumerevoli forme di protezione possibile.
Persone specializzate in prevenzione del rischio, associazioni, agenzie come la nostra, addirittura veri e propri angeli custodi tecnologici garantiscono ad ogni cittadino dei paesi sviluppati l'igiene relativa a quei due litri d'acqua al giorno che ci fanno vivere bene.
Dispositivi di controllo degli accessi alle strutture, sistemi di monitoraggio in tempo reale della qualità dell'acqua, sistemi di videosorveglianza, campionamenti frequentissimi, rendono irrilevante il rischio di un danno proveniente da ciò che possiamo bere nelle nostre case.
Irrilevante, perchè eventuali danni non sono neanche lontanamente confrontabili con i comprovati pericoli attualmente correlabili ai difetti strutturali insiti nella logistica industriale.
Infatti se il rischio è un parametro utile, ma non sufficiente, per determinare il giusto valore di un'azienda, questo non è vero se si parla di acqua.
H2O non è uno stumento o una merce; non può ammettere la possibilità del rischio.
Vorremmo sottolineare l'importanza di una diffusione uniforme e potentissima della cultura.
Più l'uomo saprà capire che egli stesso e le persone che ama sono acqua, meglio tratterà il fluido vitale.
Attualmente siamo entusiasti di sapere che porte allarmate, badge elettronici per l'identificazione del personale, videocamere "motion detection su Ip" vegliano sulla nostra sicurezza, ma chi nutre questa rivista non può fare a merno di sperare che in un futuro, magari non troppo lontano, la priorità diventi quella di eliminare dalla faccia della terra il disonore derivante dal sapere che c'è ancora chi muore di sete.
Investimenti in tal senso renderebbero umane le condizioni di vita di molti derelitti disidratati dando loro un posto al mondo, un posto necessariamente innovativo.
Un esempio calzante potrebbe assomigliare a studi di zone a rischio di obesità, montaggio dove serve di fontane con rubinetti ad altezze valutate per rendere comodo il sorseggiare, e constatare gli eventuali benefici al benessere sociale, inteso come miglioramento del rapporto peso/altezza di tutti.
Nel frattempo probabilmente sarebbero verificabili bilanci migliori per i luoghi di ritrovo frequentati da chi ha sviluppato la cultura del bere.
Non è difficile poi immaginare trend di crescita sostenuti da applicazioni sinergiche.
Le conseguenze? Una crescita sociale equilibrata, dinamica, con picchi di crescita migliori anche in termini economici e capace di garantire il livello di sviluppo consentito fino ad oggi dal capitalismo.

Progetto Piedibus: camminandoo s'impara

Accompagnare i bambini a scuola è una delle forme di cura parentale più efficaci per garantire la trasmissione dei valori fondanti delle famiglie.
Grazie al nuovo progetto denominato Piedibus i bambini possono sgranchirsi le gambe prima di entrare in aula, ossigenando bene il cervello per prepararlo ad un apprendimento più efficace.
A Napoli,si è partiti lunedì 25 ottobre con il 61° Circolo Didattico Nazario Sauro di Secondigliano e con l'84° Circolo E.A.Mario, plesso Antonio De Curtis di via Camaldolilli, per proseguire nella giornata di mercoledì 27 ottobre,con il 91°
Circolo Didattico Zanfagna di Fuorigrotta.
I genitori dispongono i bambini in file ordinate, ed accompagnandoli allegramente a piedi tra una carezza ed un rimprovero fungono da esempi per un futuro sostenibile, spensierato e serio. I genitori si dispongono agli estremi delle file assicurandosi di farpercorrere agli scolari le strade più pulite e regolando il traffico prima degli attraversamenti.
Come un vero autobus, il Piedibus, parte da un capolinea e seguendo un percorso
stabilito raccoglie passeggeri alle “fermate” predisposte lungo il cammino, rispettando l’orario prefissato.
Per pubblicizzare il progetto, nel quale credono molto le associazioni che si dedicano all'infanzia: siti internet,servizi al Tg ma anche una simpaticissima canzone dello zecchino d'oro.
Questa trovata garantisce la trasmissione di importanti valori come affetto e gratitudine ed inoltre facilita l'integrazione dei bambini nella società degli
adulti perché consente loro di copiare comportamenti giusti e responsabili.

Un piccolo pasto per l’uomo…

Le tecniche di coltivazione in assenza di gravità.



Portici, 28 Maggio, pianeta Terra.
Nell’ambito della fiera Mediterraneo e Dintorni la facoltà di Agraria ha ospitato il seminario “porta un fiore nello spazio”, tenuto dalla dottoressa Veronica de Micco, neomamma.
L’immancabile appuntamento annuale per gli amanti della floro-vivaistica e dei prodotti tipici quest’anno si è arricchito di un punto di vista futuribile e carico di speranza.
Oggi le astronavi decollano stipate di cibi liofilizzati e privi di sapore. Altrimenti le gocce d’acqua e di condimento si allontanerebbero dai vassoi danneggiando le delicatissime strumentazioni computerizzate che costituiscono le superfici interne dei moduli spaziali.
Viaggi lontani dall’orbita terrestre, come quelli in programma per la colonizzazione del sistema solare richiederebbero scorte alimentari troppo ingombranti, pesanti e facilmente deteriorabili.
Da qui l’idea di ricreare a bordo un ecosistema artificiale.
L’ideale sarebbe la costruzione di giganteschi cilindri rotanti che riproducano la gravità tramite la forza centrifuga.
Gli esperimenti portati avanti dal suo team di ricerca –lo studio della germinazione della soia in assenza di gravità- sono stati effettuati a 165000 km di altezza.
In queste condizioni le radici crescono in maniera molto disordinata, ma per proteggersi dalle radiazioni ionizzanti le piante sintetizzano quantità di antiossidanti mai osservate in precedenza che potrebbero diventare un elemento centrale nella dieta astrale.
Inoltre i vegetali incamerano lo stress che tocca agli astronauti durante i voli spaziali, nelle video conferenze ne parlano come di animali domestici .

Scarpe bio ecologiche

La moda Positano all’ombra delle vele


Scampia. Sta per inaugurare una fabbrica di scarpe realizzate a mano con materiali ecocompatibili.
L’idea è venuta a due ragazzi motivati dalla passione per il lavoro di calzolaio che hanno vinto il progetto “casa della socialità”.
Si chiamano Luigi Sammaripa e Veronica Ottagono, per gli amici Vera.
Passate per via Luigi Guanella al civico 25 o spulciate il sito del comune di Napoli nell’area dedicata agli incubatori di impresa. Entrerete in contatto con i metodi di produzione artigianale che la famiglia di Luigi tramanda da generazioni.
In inverno usano la scarnitrice per ridurre lo spessore della pelle nelle cuciture dopo aver tagliato la tomaia.
Cuciono a mano cuoio e caucciù.
Nel laboratorio sentirete chiamare “mollette” i taglierini usati per staccare i pezzi di pellame.
In estate producono sandali fatti di canapa, utilizzando solo la macchina da cucire. Non servono colle. Basta scaldare la suola per farla aderire perfettamente a sandali e sabot.
Il risultato è un accessorio comodo ed incredibilmente resistente.
A nord di Napoli le calzature traspirano, sono naturalmente anatomiche e fatte su misura.

Il Verde urbano

I vantaggi derivanti dagli spazi verdi nelle città sono immensi.
La fotosintesi riduce la concentrazione di CO2 ed innalza quella di ossigeno.
I peli ed i composti cerosi presenti sulla superficie fogliare, le rugosità del tronco e dei rami agiscono come filtri purificatori nei confronti del particolato atmosferico e degli inquinanti gassosi presenti nell’aria.
Una barriera vegetale può fungere da argine per il rumore riducendo fino a 12 decibel la potenza delle onde sonore.
Un parco può attenuare l’isola di calore urbano abbassando sensibilmente la temperatura e generando correnti d’aria.
Senza la Vigna di San Martino al Corso Vittorio Emanuele i Quartieri Spagnoli farebbero registrare una temperatura media più elevata di almeno due gradi.
Siamo abituati a considerare un terreno vivo e fertile come una argine al ruscellamento degli inquinanti chimici presenti sulle superfici urbane come olii, sali e metalli. Meno spesso si riflette sul suo ruolo nel rifornimento della falda idrica sottostante la città che evita ai palazzi di trovarsi appoggiati su enormi cavità potenzialmente franabili.
Anche un semplice balcone fiorito può offrire riparo ad un insetto chiave per l’ecosistema, l’ ape.
L’effetto positivo per la rete ecologica urbana si amplifica se lo spazio verde fa parte di una vasta serie di aree destinate al mantenimento della biodiversità locale.

Tangenziale di Napoli

Tutor in tangenziale: incidentalità -34%, mortalità -55% e miglioramento della qualità dell’aria.


Il limite di velocità della tangenziale di Napoli è di 80 km all’ora dal 9 febbraio del 2009.
Grazie ad un investimento di 900 mila euro la cintura d’asfalto del capoluogo è stata dotata di telecamere a sensori di movimento e spire sottopavimentate, che vengono installate in centro corsia e che hanno il compito di rilevare la classe e la velocità di ogni singolo veicolo transitante.
Un esempio di come l’intervento dell’autorità costituita possa concretamente porre un argine a tragedie inconcepibili.
Le statistiche parlano di una diminuzione del 55% degli incidenti mortali.
Ma la vittoria va celebrata anche valutando gli effetti ambientali del provvedimento.
Un flusso di auto ordinato e costante nelle ore di punta significa una drastica diminuzione delle frenate, causa di emissione di particolato generato dall’attrito tra pneumatici ed asfalto e dal consumo del ferodo.
La possibilità di procedere ad una andatura costante evita brusche accelerazioni e regolarizza la combustione del carburante nei motori.
Osservare decine di auto che ci precedono a velocità identica attiva i cosiddetti neuroni specchio che sono in grado di imitare il comportamento altrui, mentre la tentazione di muoversi più spediti è limitata dalla impossibilità manifesta di superare una invalicabile barriera di acciaio e plastica.
All’altezza degli svincoli i cambi di marcia e l’uso del freno motore non degenerano in sollecitazioni tali da rendere necessaria la sostituzione della frizione.
Anche l’obbligo di viaggiare a velocità moderata in assenza di traffico fa la sua parte nel ridurre le emissioni perché limitare il lavoro richiesto ai motori vuol dire meno propellente.
In caso di incidente spesso l’acquisto di una nuova auto è obbligatorio per svolgere una normale attività lavorativa.
Questo significa l’inquinamento di 200 tonnellate di acqua e la combustione di circa 15.000 litri di combustibili fossili per l’energia necessaria al ciclo produttivo.
In merito ai tempi di percorrenza immaginando di dover coprire tutti i 20 Km del tracciato la differenza tra un veicolo che viaggia ad 80 km/ora ed uno a 100 Km/ora è di appena 5 minuti.
Un periodo di tempo ben speso considerando l’enorme sicurezza che garantisce ed il risparmio in termini economici dato dalla dilazione tra un rifornimento ed un altro.
Inoltre, dato un certo tragitto, ci si muove in tempi simili sia che si usi l’auto sia la metropolitana.
Considerare la qualità della vita come indicatore ecologico, come suggeriscono Bateson et. Al nel libro “VERSO UN'ECOLOGIA DELLA MENTE” di. ci dice che anche il diminuito stress dei fruitori della tangenziale di Napoli va posto come traguardo raggiunto grazie ad una semplice imposizione di una giusta condotta.

Rifiuti in strada, guidare sicuri durante l’emergenza

Dai cassonetti in fiamme esalano nuvole opache che vanno attraversate chiudendo i finestrini e, potendo, premendo il pulsante che attiva il ricircolo interno dell’aria dell’abitacolo.
Un secondo di prevenzione che ci evita di entrare in contatto con le sostanze irritanti che arrossano gli occhi e causano lacrimazione.
In questa condizione è difficile vedere gli ostacoli. Non bisogna correre verso l’aria pura, l’effetto nebbia potrebbe nascondere insidie inaspettate.
Isolarsi dall’esterno non costringe il nostro apparato respiratorio a difendersi starnutendo. Un meccanismo fisiologico istintivo che avviene ad occhi chiusi, la condizione in cui è più probabile perdere il controllo del volante.
Nelle giornate particolarmente assolate la formazione di percolato rende scivoloso l’asfalto dimezzando l’aderenza delle gomme.
In caso di frenata dovremo stare attenti al fenomeno dell’acquaplaning.
Curvare in corrispondenza di una montagna di spazzatura può ingannare la nostra mente. Incroci che siamo abituati da sempre a considerare sicuri diventano ciechi nel giro di poche ore.
Con i marciapiedi trasformati in discariche i pedoni occupano le corsie di marcia.
Con o senza ABS l’autista coscienzioso deve rallentare a vista, cercando di affidare al freno motore gran parte del lavoro. In questo modo si minimizza il rischio di dover inchiodare su cocci di vetro o buste bagnate.
Girare al largo dai roghi. La possibilità che una parte dei rifiuti possa deflagrare colpendoci è da tenere in seria considerazione.

La Vigna di San Martino

Il lavoro dei monaci al servizio delle future generazioni

Il primo esempio di paesaggio napoletano vincolato come un monumento

I turisti che raggiungono la città di Napoli dal mare sono accolti da una immagine da cartolina, l’eremo di Sant’Elmo che domina una distesa di alberi e piante verde e fertile.
Questo baluardo di natura incontaminata è noto come Vigna di San Martino.
Raggiungere la vigna è di per se una scoperta. L’ingresso è dal Corso Vittorio Emanuele, al civico 340. Vale a dire a due passi da una arteria di traffico solitamente sovraffollata di autoveicoli, a cinquanta metri in linea d’aria dai caotici Quartieri Spagnoli.
Basta inerpicarsi per poche decine di metri e si ha l’impressione di aver compiuto un viaggio nel tempo, essendo catapultati in un’epoca che precede la rivoluzione industriale.
I sensi sono colti di sorpresa, i cittadini non sono abituati a provare taluni stimoli a due passi da casa.
La vista è resa calma dal verde delle foglie, suggerisce poesie. Il panorama abbraccia per intero il golfo di Napoli, si ha come l’impressione che il Vesuvio e la Vigna di San Martino cerchino un contatto utile a spezzare il continuum di cemento che le divide.
Nell’aria sono presenti gli odori delle foglie di ulivo, dell’erba appena tagliata, gli olii essenziali degli agrumi.
Anche i rumori della strada sono abbattuti all’interno dei sette ettari della vigna. Così anche il rumore di una lucertola che si dilegua nella sua tana diventa percepibile.
Intanto le specie di uccelli che cercano riparo si librano alte nel cielo e le api ci sibilano intorno alla ricerca di nettare.
E’possibile toccare con mano la delicatezza di una foglia, capire quanto è coriaceo un ramo fresco di ulivo, passeggiare e sentire le scarpe che affondano nel terreno.
Strappare un mandarino può significare comprendere il vero significato della parola biologico: in un assaggio l’armonia del gusto si esprime grazie all’assenza di chimica superflua.
Per queste ragioni la lungimiranza del suo attuale proprietario, Giuseppe Morra è stata premiata dal decreto n. 851/2010 del Ministero per i Beni Culturali che fa della Vigna di San Martino un Bene monumentale di interesse storico, architettonico e paesaggistico.
Una decisione che rende giustizia agli amanti della natura di Napoli, considerando che questo squarcio di città è il primo che gode di una simile attenzione.
La vigna di San Martino è coltivata con devozione da sei secoli, è la collina dove i monaci “evadevano” periodicamente secondo la regola del loro fondatore, san Bruno.
Oggi per i proseliti delle scampagnate basta andare sul web e diventare “amici della Vigna di San Martino”.
Da un anno la proprietà collabora con il GAS Piedi Per la Terra che accompagna scolaresche e gruppi di adulti a scoprire i segreti della vendemmia e della raccolta delle olive.
Diffondere la cultura della civiltà contadina significa spiegare le radici della nostra civiltà e dare valore al livello di esperienza necessario per fronteggiare le avversità inaspettate.
I partecipanti all’ultima raccolta delle olive raccontano dell’attacco da parte di uno sciame di vespe.
“Avevano costruito il nido in un rilievo del terreno, praticamente sottoterra. E’bastato un colpo di vanga perché iniziassero a sciamare numerose ed arrabbiate. Solo la prontezza delle istruzioni dei nostri responsabili ha limitato i danni a qualche puntura. Innanzitutto sono stati messi a debita distanza tutti i bambini che c’erano, poi con un panno arroventato, legato ad una lunga asta di legno è stato fatto abbastanza fumo da arginare il problema, fossero stati presenti solo cittadini, le cose potevano andare molto peggio.”