venerdì 23 settembre 2011

Arance di Rosarno nel cortile di Santa Chiara

Una tonnellata di “Belladonna” calabrese nel cortile gotico

Una mattina di festa per sostenere i diritti degli immigrati.

La nicchia degli amanti del cibo biologico sta ampliando la schiera dei proseliti.
Più capitale investito nella filiera corta consente di allargare gli orizzonti di questa fetta di mercato che non conosce flessioni, nonostante la crisi economica.
In quest’ottica è possibile finanziare progetti che puntino alla qualità sociale del lavoro, oltre che all’eccellenza organolettica dei prodotti.
Sabato 9 Aprile, nel cortile di Santa Chiara, ospite d’eccezione del distretto dell’economia solidale, la cooperativa Equosud, una realtà calabrese che ha all’attivo la coltivazione di arance biologiche. Dà impiego a manodopera immigrata regolarizzata e valorizza il territorio praticando tecniche di coltivazione sostenibile.
Il tour virtuale nell’aranceto di Rosarno, presente su Youtube, mostra le ultime fasi della maturazione: in assenza di trattamenti le arance vengono attaccate dai parassiti, agitando i rami, cadono. Le più resistenti restano attaccate ai rami e possono essere raccolte.
Per ammortizzare le spese di viaggio la cooperativa è stata supportata da una staffetta di ordini giunti via email che ha consentito agli interessati di poter scegliere la “Belladonna”, una succulenta e dolcissima varietà tardiva, in alternativa alle ormai classiche specie spagnole e tunisine presenti nei nostri mercati.
Ai lavoratori impiegati sono andati 50 cent per ogni Kg venduto, contro i pochi cent solitamente guadagnati.

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