venerdì 23 settembre 2011

La Cicloofficina Massimo Troisi

Vento in faccia e mobilità a misura d’uomo


Il mondo ricorda Massimo Troisi come il postino che trascina stancamente, sorridendo, una bicicletta sulle strade assolate della procida di Neruda.
I ragazzi della cicloofficina popolare di Calata Trinità Maggiore hanno deciso di chiamare con il suo nome lo spazio nel quale si attivano per migliorare la fluidità del traffico di Napoli.
Appuntamento fisso ogni martedì pomeriggio, dalle 18.00 fino a quando non è finito tutto il lavoro, fino a quando l’ultimo bullone non è stato messo a posto.
Il cuore della logistica è una grande valigia di metallo stracarica di attrezzi per la manutenzione, il montaggio e l’implementazione delle due ruote a pedali.
Raggiungerla non è facile, negli anni l’iniziativa ha attratto una folla di adolescenti dei quartieri popolari circostanti, che formano una corona attorno all’area centrale dove operano i più esperti.
L’andirivieni frenetico di ciclisti, le innumerevoli domande e le lezioni gratuite in materia di biciclette, sottolineano l’utilità sociale della iniziativa.
Camminando per i dintorni di Piazza del Gesù capirete subito se nell’officina è al lavoro la squadra dei meccanici: decine di biciclette appena rimesse a nuovo sciamano dal marcipiedi e fanno il giro di prova invadendo l’isola pedonale. Alla guida persone di tutte le età, in corsa per provare la catena appena montata o prudentemente lanciati in discesa per testare i freni appena registrati.
Chi guida la bicicletta in un grande centro urbano capisce l’importanza della costanza degli incontri che si susseguono ininterrotti da quasi dieci anni.
C’è sempre qualcosa da fare: gonfiare i pneumatici alla giusta pressione, avvitare i bulloni dei freni, sostituire i pedali danneggiati dal fondo stradale disconnesso e dai sanpietrini…
I consigli che dispensano a chi vuole muoversi in città sono soprattutto in materia di sicurezza e comodità: è preferibile utilizzare il modello mountain bike, dotato di ammortizzatori efficaci, non alzare troppo il sellino per essere pronti ad appoggiare i piedi a terra dopo le frenate, ed evitare modelli troppo costosi che attirerebbero ladri e rapinatori.
Grazie a loro non è necessario acquistare una bicicletta per averla. Basta chiederne una in prestito e sarà vostra. In sintonia con lo scopo di educazione alla sostenibilità ed all’amore verso il prossimo che questo gruppo di ciclisti urbani si propone.
Gente allegra, che si auto sostiene economicamente e moralmente, accanto alla cassetta degli attrezzi è disponibile una busta di caramelle per chi dovesse arrivare agli appuntamenti con l’umore nero.
Si augurano che venga varato un piano strategico per la viabilità che instauri piste ciclabili che allaccino tutto il tessuto urbano e sorridono alla neonata possibilità di viaggiare sulla metropolitana bici al seguito.
Anche se, considerandola come un prolungamento delle loro gambe vorrebbero pagare un solo biglietto per farlo.
Scendendo un piano sotto il livello della strada, si entra in un deposito nel quale vengono accatastate biciclette regalate, dismesse, fuori moda. Fungono da miniera di pezzi di ricambio, vengono smantellate ed i loro componenti rendono funzionanti i sogni a due ruote dei piccoli aspiranti corridori.
Durante il montaggio viene dato largo spazio alla creatività: state con loro qualche giorno e vi sembrerà normale essere circondati da biciclette che si piegano e diventano trasportabili, tandem a tre posti, risciò sonori che trasmettono samba remixata. Per finire, biciclette a due piani per poter pedalare da due metri e mezzo d’altezza sfruttando le meccaniche tipiche dei velocipedi di inizio secolo.

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