venerdì 23 settembre 2011

Acqua, il vero oro. Amarla è proteggerla

Laudato sii o mi Signore per sor Acqua, la quale è molto utile et umile et pretiosa et casta.
Così recita il cantico delle creature di san Francesco d'Assisi.
La molecola più semplice ed abbondante nel nostro organismo, si voglia considerarlo come singola persona, popolazione mondiale oppure intera biosfera, racchiude in se una profondissima spiritualità.
Lo sviluppo della nostra civiltà, rapidissimo ed a volte disorganizzato, sta viaggiando ad una velocità incomparabile rispetto a quelli che erano i ritmi evolutivi sul nostro pianeta quando l'homo sapiens sapiens non aveva fatto la sua comparsa.
Oggi non tutti sono pervasi da questo concetto fondamentale.
Nel rapporto col mondo sembra essersi bloccato qualche meccanismo di apprendimento.
Non tutti cercano di integrarsi con quella che scienziati e santi definiscono madre terra.
Da sempre l'apprendimento è basato su imitazione e scoperta.
In ogni vivente gli insegnamenti appresi derivano da esperienze remotissime che precedono la comparsa dell'animale che in una dato momento impara.
E questo processo può risalire alla formazione dell'ordine che fece scaturire la vita.
Quando nascisamo lo siamo quasi all'80%, ma perdere il contatto con la natura non consente a tutti di sentirsi acqua, per cui si assiste ad una assurda dicotomia.
Ci sono persone che cercano di incanalare i percorsi compiuti dall'acqua necessaria ad irrigare i campi in tubi impermeabili in modo da limitare l'evaporazione e gli sprechi e le stesse persone sognano fiumi nelle città come supporto alla mobilità.
Ma queste persone non sono le uniche.
Non riuscire ad insegnare ad ogni uomo che è esso stesso acqua, ha una conseguenza da evitare ad ogni costo: la miope sete di denaro che spinge alcuni a minacciare la purezza dell'acqua.
Nonostante possiamo tranquillamente definirla sorgente di vita, purificatrice per eccellenza ed oro blu, l'acqua può essere danneggiata da errori umani o addirittura volontariamente.
Fortunatamente esistono innumerevoli forme di protezione possibile.
Persone specializzate in prevenzione del rischio, associazioni, agenzie come la nostra, addirittura veri e propri angeli custodi tecnologici garantiscono ad ogni cittadino dei paesi sviluppati l'igiene relativa a quei due litri d'acqua al giorno che ci fanno vivere bene.
Dispositivi di controllo degli accessi alle strutture, sistemi di monitoraggio in tempo reale della qualità dell'acqua, sistemi di videosorveglianza, campionamenti frequentissimi, rendono irrilevante il rischio di un danno proveniente da ciò che possiamo bere nelle nostre case.
Irrilevante, perchè eventuali danni non sono neanche lontanamente confrontabili con i comprovati pericoli attualmente correlabili ai difetti strutturali insiti nella logistica industriale.
Infatti se il rischio è un parametro utile, ma non sufficiente, per determinare il giusto valore di un'azienda, questo non è vero se si parla di acqua.
H2O non è uno stumento o una merce; non può ammettere la possibilità del rischio.
Vorremmo sottolineare l'importanza di una diffusione uniforme e potentissima della cultura.
Più l'uomo saprà capire che egli stesso e le persone che ama sono acqua, meglio tratterà il fluido vitale.
Attualmente siamo entusiasti di sapere che porte allarmate, badge elettronici per l'identificazione del personale, videocamere "motion detection su Ip" vegliano sulla nostra sicurezza, ma chi nutre questa rivista non può fare a merno di sperare che in un futuro, magari non troppo lontano, la priorità diventi quella di eliminare dalla faccia della terra il disonore derivante dal sapere che c'è ancora chi muore di sete.
Investimenti in tal senso renderebbero umane le condizioni di vita di molti derelitti disidratati dando loro un posto al mondo, un posto necessariamente innovativo.
Un esempio calzante potrebbe assomigliare a studi di zone a rischio di obesità, montaggio dove serve di fontane con rubinetti ad altezze valutate per rendere comodo il sorseggiare, e constatare gli eventuali benefici al benessere sociale, inteso come miglioramento del rapporto peso/altezza di tutti.
Nel frattempo probabilmente sarebbero verificabili bilanci migliori per i luoghi di ritrovo frequentati da chi ha sviluppato la cultura del bere.
Non è difficile poi immaginare trend di crescita sostenuti da applicazioni sinergiche.
Le conseguenze? Una crescita sociale equilibrata, dinamica, con picchi di crescita migliori anche in termini economici e capace di garantire il livello di sviluppo consentito fino ad oggi dal capitalismo.

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