venerdì 23 settembre 2011

Le lucciole del lago d’Averno

Piccoli bagliori nel buio.

Gli antichi consideravano le sponde del lago d’Averno come l’ultimo contatto delle anime con il mondo prima della discesa agli inferi.
La suggestione che provavano duemila anni fa è tutt’oggi palpabile.
L’origine vulcanica della montagna circostante ed il lago scuro inseriscono i visitatori in uno scenario intimo ed esoterico ad un tempo.
Una cornice che lo ha reso una delle mete favorite degli innamorati che villeggiavano nei dintorni di Pozzuoli ed Arcofelice fino al dilagare dell’emergenza rifiuti.
Poi scarichi abusivi di sostanze tossiche e di origine fecale hanno depredato della magia i luoghi cantati nell’Iliade.
La cronaca ha raccontato per più di dieci anni di fioriture algali e di parametri che superavano pericolosamente i limiti di guardia. L’ultima volta due anni fa.
Fortunatamente l’azione combinata di forze dell’ordine, ARPAC ed associazioni impegnate nella difesa del territorio hanno posto un argine al problema degli sversamenti illegali, e la vita ha potuto riprendere il suo ciclo.
Finalmente nelle notti di maggio è stato nuovamente possibile osservare le lucciole!
Questi coleotteri, appartenenti alla famiglia delle lampyridae, sono dei validissimi bioindicatori.
Carnivori, subiscono la dose massiccia di veleni che si bioaccumulano lungo la catena alimentare, sono tra i primi organismi a scomparire negli habitat resi poco ospitali dagli inquinanti.
Durante la fine della primavera, la loro danza ha rallegrato tutto il settore terziario che si sviluppa intorno al turismo lacustre.
Sapevate che il famosissimo antro della Sibilla non era altro che un camminamento militare?
Avete mai assaggiato la zuppa di grano saraceno prodotta dai coltivatori di orti localmente?
Ogni visitatore è fornito di un cellulare con il quale può avvertire in tempo reale il vicino comando dei Carabinieri in caso di autocisterne sospette.
La passeggiata sul lungolago può essere sia rilassante che istruttiva.
Indossate scarpe che non temono il terriccio e pantaloni comodi, quando vorrete concedervi una pausa potrete accomodarvi sulle panchine di legno e sui muretti di pietra.
Lungo le rive sono state collocate varie sculture in occasione di una mostra che non sono state rimosse dopo la premiazione per abbellire lo scenario.
Il giro si completa in un’ora, durante la quale rimarrete incantati nell’osservare le intermittenti luci fredde delle lucciole che si corteggiano.
Maggiore è la distanza dalle abitazioni e dalle fonti di disturbo, più fitta è la concentrazione delle spirali luminose che si susseguono nel loro calmo incedere.
I maschi volano alla ricerca delle femmine che si nascondono tra i fili d’erba del prato.
Entrambi i sessi cercano di abbagliare il partner per attrarlo sessualmente.
Alla base del processo biochimico per la produzione di luce c’è l’ossidazione della luciferina in ossiluciferina, tramite l’enzima luciferasi.
I prodotti di scarto sono fosfato monoorganico ed ossigeno.
Dopo la fecondazione i maschi cadono stremati dall’abbraccio mortale e le femmine custodiscono le uova cercando di tenerle al riparo da rospi ed uccelli.
Non dimenticate di caricare la macchina fotografica, per immortalare il loro corteggiamento dovrete avere pazienza, usare il cavalletto e scegliere lunghi tempi di esposizione.
Sarà importante monitorare il permanere di un bioindicatore così importante nei prossimi anni, tutti gli appassionati sperano che i cento esemplari del 2011 possano moltiplicarsi e diventare almeno dieci volte più numerosi.

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