mercoledì 14 dicembre 2011

Coltivare la speranza

L’agricoltura urbana parte dalle bonifiche

Pedamentina, zona a vincolo paesaggistico.

Sotto la chioma di un albero di noci ci aspetteremmo una vegetazione vicina al climax.

Ad insospettire è stata la prevalenza di piante pioniere.

I carotaggi hanno indicato la presenza di una grossa quantità di macerie.

La parola d’ordine, in questi casi, è: bonificare!

Come nel Klondyke dei cercatori d’oro, la terra viene separata dagli elementi grossolani.

La discarica sarà trasformata in un orto sinergico.

Tra qualche mese matureranno pomodori grandi come pepite.

Per ora si procede a rilento, a causa dei massi che fermano l’incunearsi della vanga tra gli orizzonti del suolo.

Inoltre è necessario fare molta attenzione per non danneggiare le radici degli alberi.

Bisogna lavorare manualmente, nessuna scavatrice meccanica può raggiungere i terrazzamenti senza l’aiuto di un elicottero.

Le palate di terra e rifiuti vengono lanciate contro una rete metallica appoggiata ad un sostegno che la mantiene diagonale al suolo.

Le maglie di metallo sono abbastanza fitte da separare gli elementi a seconda dello spessore.

Terreno fertile da un lato e rifiuti dall’altro.

Si scava per consentire alle radici di insinuarsi per almeno centocinquanta centimetri in una matrice morbida.

Ogni giorno un metro quadrato di terreno torna ad essere arabile.

I primi frutti del lavoro sono grossi sacchi di immondizia differenziata.

Da un lato vetro, plastica, alluminio, ed indifferenziata, dall’altro i cocci di mattonelle dipinte a mano da inviare agli artisti.

Per la movimentazione di carichi di media portata, è possibile utilizzare la bicicletta che può viaggiare tranquillamente a bordo della funicolare.

Anche la fauna di insetti che popola gli interstizi è particolarmente povera di biodiversità, sarà necessario arricchire il suolo di minerali, sotterrando compost e seminando leguminose.

La terra ci chiede di rispettarla senza distinzioni di sesso, razza o professione.

Giuristi, chimici e biologi discutono dell’incommensurabile mole di risorse umane necessarie per estendere il progetto a tutto il sud Italia, mentre il Vesuvio si erge sullo sfondo e cerca di rendere misurabile l’indefinito.

-Vivi qui-, sembra dire sereno, -nel posto più inquinato d’Europa, inizia a..scavarti la “fossa”-.

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