mercoledì 14 dicembre 2011

Decrescita Felice

Cambiare il mondo facendo lo yogurt

Il circolo per la decrescita felice di Napoli ha incontrato il filosofo Maurizio Pallante alla facoltà di ingegneria di Aversa.

Più che un raduno, è stata una festa.

Gli attivisti del movimento che in Campania fa le prove generali per imparare a vivere in un pianeta senza petrolio appartengono a decine di sigle, impegnate in tutela dell’ambiente ed a salvaguardare i diritti civili.

La logistica dell’evento è affidata in gran parte alle newsletter nelle quali si organizzano persino gli spostamenti, affidati soprattutto ai mezzi pubblici.
Le sigle delle associazini che hanno bisogno di ricorrere alle automobili per trasportare i materiali didattici, viaggiano esclusivamente a pieno carico.

Da piazza Dante parte una nutrita schiera di appassionati di consumo critico.

Arrivati a Piscinola si cambia binario e si prosegue fino ad Aversa attraversando le coloratissime stazioni della metropolitana regionale.

Il 2011 è stato un anno di intenso lavoro per il Presidente Pallante, che ha pubblicato il libro: “Meno e meglio. Decrescere per progredire”

Dopo l’excursus storico di “i cinquant’anni che sconvolsero il Mondo”, l’autore si concentra sui temi della crisi.

La ricetta per uscire dalla turbolenta situazione economica, morale ed energetica è affidata alla capacità di cambiare rotta imparando dal passato.

Il modello della crescita mostra i suoi evidenti limiti, non garantendo potere d’acquisto e benessere sociale.

Le società arcaiche vivevano in condizioni difficilissime ma erano sostenibili .

L’etimologia stessa del termine comunità, deriva dal latino “cum-munere”, ossia obbligato a partecipare, ma anche scambiare.

Non a caso, prima che fosse diffuso l’uso del danaro, il commercio era basato su tre semplici regole:

1. Obbligo di donare tempo ed oggetti,

2. Obbligo di ricevere,

3. Obbligo di restituire più di quello che ho ricevuto.

I circoli territoriali della decrescita felice sono impegnati nella diffusione di conoscenze pratiche che mirano a potenziare la capacità dei cittadini di autoprodurre i beni di cui hanno bisogno.

E’ stata fondata l’università del saper fare.

Durante i corsi viene insegnato a fare il pane, lo yogurt, a cucire.

Si cerca, insomma di far circolare di nuovo le competenze che garantivano ai nostri nonni di sapersela cavare in ogni situazione.

La logica conseguenza è una diminuzione dei rifiuti prodotti, il taglio drastico dei combustibili fossili necessari per procurarsi beni e servizi e la conseguente diminuzione del PIL.

Il Presidente dell’associazione per la decrescita ci fa osservare alcune palesi contraddizioni che sono alla base della nostra economia:

Le casalinghe non sono considerate come forza-lavoro, non incidono sul Prodotto Interno Lordo, mentre chi vende merci superflue o addirittura dannose, come gli addobbi natalizi o le mine antiuomo, viene considerato un elemento produttivo.

Tuttavia chi si occupa di portare avanti una famiglia svolge il compito più importante e delicato per garantire il benessere della società.

L’idiosincrasia nasce dal non conoscere la differenza tra i termini bene e merce: tutto quello che possiamo comprare è una merce, solo se ci serve davvero, possiamo definirla come un bene.

Al centro della politica di una nazione in crisi, secondo Pallante, deve esserci la capacità di immaginare un’economia basata su tre cerchi concentrici.

Al centro la capacità di autoprodurre a chilometro zero.

Il secondo anello rappresenta la possibilità di interagire con gli altri mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie esperienze, che può essere definito come “Capacità di interagire tramite rapporti non mercantili”.

Gli scambi mercantili saranno così solo l’ultimo pezzo del cerchio, un settore fondamentale per vivere in una società complessa nella quale è impossibile autoprodurre tutto quello di cui sentiamo la necessità.

A chi lo accusa di voler portare il mondo all’età della pietra Pallante risponde mostrando l’esempio della edilizia tedesca.

Grazie alle più avanzate tecnologie di isolamento termico In Germania le case disperdono pochissima dell’energia che viene trasformata in calore per il riscaldamento.

In media in Italia consumiamo risorse in misura venti volte maggiore per soddisfare la stessa esigenza.

Investire sull’isolamento termico significa creare milioni di posti di lavoro ed allo stesso tempo tagliare drasticamente il consumo di fonti non rinnovabili.

Paradossalmente questi investimenti riducono il prodotto interno lordo, pur garantendo un confort maggiore durante i periodi invernali.

Finita la conferenza, una fitta nebbia, aspra per l’inconfondibile tanfo di plastica data alle fiamme, ci avvolge col suo manto mortale, riportando gli astanti alla realtà.

La metropolitana è ormai fuori servizio, l’ultima corsa parte alle 22.00

I treni delle F.S. per Napoli sono sporadici e poco affollati.

La stazione è affollata di madri che aspettano di abbracciare i figli che lavorano lontano e stanno tornando per il fine settimana.

Professionisti ed immigrati stanchi cercano posto sulle panchine lasciate libere dai clochard.

La sfida per il movimento della transizione sarà quella di tradurre in un linguaggio comprensibile a tutti i suoi suggerimenti.

Lo yogurt fatto in casa è sostenibile, è una tradizione che va avanti da quando esistono i nomadi delle steppe asiatiche.

Sostenibilità significa procurare cibo, vestiti e felicità sfruttando quello che può donarci un solo pianeta.

Oggi il ritmo dell’Italia sarebbe sostenibile se di pianeti che mettono a disposizione le risorse ce ne fossero due.

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